Descriviamo brevemente il profilo e le principali attività svolte dal vostro ordine professionale.
“Innanzitutto bisogna dire che il ruolo dell’assistente sociale è conosciuto da una certa frangia di utenza, la stessa che poi si rivolge ai servizi. La nostra professione, come sancito dalla deontologia professionale, si fonda sul valore, sulla dignità e unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti e sul supporto psicologico. Possiamo affermare di essere la “croce rossa della società” nonostante non si evidenzia mai il ruolo del servizio sociale così come viene espletato”.
E come viene espletato il vostro intervento di prevenzione sul territorio?
“Il servizio sociale lavora per l’unità della famiglia ma, se questa non è idonea, il minore viene allontanato dal nucleo familiare. La giustizia minorile, per quel che riguarda il settore penale, da una parte sanziona l’agito, dall’altra interviene in un’ottica ripartiva; nel civile, dove sussiste una forte frammentarietà, si tende invece a considerare il sistema d’aiuto come un intervento residuale. La legge regionale 22/86 che proporziona la nostra presenza nell’ambito territoriale, prevede un assistente sociale ogni 5000 abitanti. Oltre il 60% dei comuni non ha un assistente sociale e per cambiare questa realtà, che ci vede inseriti ovunque e malamente, ci vorrebbe una rivoluzione copernicana”.
Quanti siete in Sicilia?
“Come ordine siamo quasi 6.000, ma quelli che effettivamente sono operativi, sia pubblici che privati, sono 4.000.
Qual è il percorso di studi che bisogna seguire per diventare assistente sociale?
“Laurea triennale in servizio sociale che consente l’esame di abilitazione per l’iscrizione alla sezione B dell’albo professionale; laurea specialistica per accedere all’esame di Stato per l’iscrizione alla sezione A dell’albo professionale, che abilita anche a ricoprire posti dirigenziali”.
Se una persona avesse bisogno, dove può trovarvi?
“Negli enti locali, laddove questi abbiano un assistente sociale che normalmente nei medi e grandi comuni si trova, anche se dal punto di vista del carico di lavoro, il numero non è proporzionato. Non bisogna sottovalutare che, con il finanziamento della legge 328, vengono assunti molti giovani a convenzione, con i rischi che ciò comporta, dal momento che si tratta di assistenti sociali alle prime armi.”.
Parliamo dell’adozione.
“L’adozione viene gestita dall’assistente sociale del comune che, se si tratta di un’adozione nazionale, stila una relazione familiare e socio-ambientale, mentre lo psicologo del consultorio familiare redige una relazione di tipo psicologico sulla coppia che intende adottare. Se si tratta di un’adozione internazionale si viene a costituire una équipe che comprende, oltre le due figure presenti per l’adozione nazionale, anche uno psicologo della Asl che si occupa della formazione della coppia. Queste tre figure redigono assieme un’unica relazione”.
I percorsi sono lunghi?
“La legge in totale prevede quattro mesi che vanno dal momento in cui si fa la domanda a quello in cui si dovrebbe ricevere risposta da parte del tribunale dei minori. Ma di fatto, in alcune realtà, i tempi si allungano un po’.Le famiglie, soprattutto quelle più giovani, vengono invitate a fare in parallelo entrambe le richieste sia nazionali che internazionali perché se si dovesse verificare in un ospedale del territorio l’abbandono di un minore, viene chiamata dal tribunale immediatamente la coppia più giovane”.
Fate dei controlli sulla coppia che ha adottato?
“La coppia va in affido pre-adottivo e viene monitorata per un anno, alla fine del quale viene stilata una relazione conclusiva per l’adozione”.
Com’ è organizzato l’ordine dal punto di vista informatico?
“I servizi sociali, per quanto concerne la questione internazionale, sono informatizzati, nel senso che di fatto siamo collegati attraverso il servizio e-mail e interagiamo telematicamente. Come tutti gli ordini abbiamo poi un sito: www.croas-sicilia.it”.
Che funzione ha l’assistente sociale all’interno delle Asl?
“Dobbiamo distinguere l’assistente sociale inserito sia all’interno di Asl, sia a livello di azienda ospedaliera, che a livello di distretti sanitari. In alcuni ambiti è stata riconosciuta la dirigenza che a livello nazionale è prevista da leggi, ma di fatto è poco attuata ed è poi asservita alla direzione sanitaria in quanto ha come referente il direttore sanitario. Mentre tutti gli altri servizi hanno una loro dirigenza tecnica a sé stante, le Asl stanno in un rapporto di sudditanza”.
Cosa può fare l’assistente sociale in ambito sanitario?
“Il sostegno deve essere garantito anche ai familiari della persona che necessita dell’ assistenza sociale. Laddove c’è l’intervento del servizio sociale questo tende alla prevenzione onde evitare quel tipo di tragedie che succedono in Italia all’interno dei nuclei familiari.C’è poi il terzo settore, ossia il privato sociale, dove vi sono molti colleghi in gamba che svolgono un lavoro preziosissimo, seppur spesso in condizioni di compenso non adeguato e in mancanza di tutela. Attualmente i servizi sociali si muovono soprattutto attraverso la legge 328/2000, ossia la legge istitutiva dei distretti socio sanitari e quindi, della programmazione dei servizi attraverso i piani di zona”.