Piani d’emergenza assenti, diffidati 16 comuni della Sicilia

CATANIA – Da ottobre 2012 su tutto il territorio nazionale è obbligatorio per ogni Comune, come previsto dalla legge 100/2012, predisporre il piano comunale d’emergenza. Tuttavia il 24 per cento dei Comuni italiani non lo ha ancora redatto. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, a dicembre 2013, in Sicilia, erano ancora 200 i comuni senza piano, su un totale di 390, dunque il 51 per cento. Ma dopo le diffide partite nelle scorse settimane a 32 Comuni di Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia ed Umbria, Cittadinanzattiva ha diffidato ulteriori 19 Comuni del Piemonte, 24 della Sardegna, 16 della Sicilia e 12 del Veneto che ancora non hanno adottato i piani comunali di emergenza.
Continua, così, l’opera di sensibilizzazione attraverso la campagna di Cittadinanzattiva “#divanodemergenza” con la quale l’associazione vuole informare la popolazione sulla sicurezza del territorio e invitare tutti i Comuni a dotarsi di un piano di emergenza. In Sicilia sono stati diffidati i seguenti comuni: in provincia di Agrigento Menfi, Montevago e Porto Empedocle; in provincia di Caltanissetta Bompensiere e Villalba; in provincia di Catania Paternò; il comune di Enna; in provincia di Messina Fiumedinisi, Itala, Pagliara e Rometta; in provincia di Palermo Contessa Entellina, Roccamena e Termini Imerese; in provincia di Trapani Poggioreale e Salemi.
Cosa prevede la legge? La legge 100/2012 ribadisce il ruolo del sindaco come autorità comunale di protezione civile, precisandone i compiti nelle attività di soccorso e assistenza alla popolazione. Una novità importante riguarda i piani comunali di emergenza, che devono essere redatti “entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge”, e periodicamente aggiornati.
Ma a fronte di ciò sul sito di Cittadinanzattiva, nella sezione dedicata ai piani comunali di emergenza, si legge che in Italia l’82 per cento dei comuni è a rischio idro-geologico; il 75 per cento ha adottato un piano comunale di emergenza di cui solo il 50 per cento è stato aggiornato. Meno del 33 per cento ha fatto esercitazioni, seppur previste dalla legge.
Al quadro già non confortante si aggiungono più di 1.000 impianti industriali a rischio di incidente rilevante, il 30 per cento di superficie esposta a rischio incendi e 11 vulcani attivi o quiescenti.
E se ci si chiede perché la campagna prende il titolo “#divanodemergenza” basterà guardare sui social (Instagram e Twitter) le foto condivise dai cittadini dove sul proprio divano hanno posto gli oggetti che porterebbero con sè se dovessero fuggire da casa in due minuti.