Vero è che pesce lesso-Letta aveva messo in moto i pagamenti, liquidandone cinque-sei miliardi, ma non ha avuto la forza di affrontare il grosso.
Renzi, nel salotto di Vespa, si è impegnato a liquidare sessanta miliardi entro il 21 settembre prossimo, giorno del suo onomastico. Vespa ha accolto la sfida e ha detto che se questo accadrà, si farà a piedi da Firenze a Monte Senario, circa 17 chilometri. Ma se non accadrà, il bravo Matteo si sarà mangiata la faccia. Lo attendiamo alla prova.
Sappiamo benissimo che la coperta è corta, ma proprio nella capacità di stringere il letto si vedrà la bontà dell’azione di questo governo.
Fuori di metafora, il letto è la spesa pubblica corrente, non quella per investimenti o per servizi sociali. Renzi deve tagliare apparati, clientele e raccomandati, indennità e stipendi anomali, e pagare parlamentari allo stesso modo di quelli europei, nonché burocrati e dipendenti in ragione della loro capacità di conseguire risultati. Spese per apparati all’osso, servizi molto più efficienti e di qualità, per soddisfare i cittadini-datori di lavoro, esigenti e capaci di controllare.
La procedura d’infrazione è l’inizio di un incendio. Occorre spegnerlo subito.
La terza raccomandazione riguarda la trovata efficienza della Pa e l’utilizzo di tutti i fondi Ue.
La quarta indica il rafforzamento del settore bancario per rinvigorire i prestiti all’economia reale.
La quinta obbliga a valutare le riforme nel mercato del lavoro.
La sesta indica la necessità di misurare i risultati della scuola. La settima, la necessità di semplificare l’insieme delle norme a vantaggio di imprese e cittadini. L’ultima vuole che sia garantita la pronta e piena operatività dell’Autorità di regolazione dei trasporti entro il prossimo settembre, nonché approvare l’elenco delle infrastrutture strategiche.
Se il governo Renzi sarà capace di attuare le otto raccomandazioni, elencate prima lapidariamente, l’Italia farà un grosso balzo in avanti. Ma perché ciò accada, servono riforme urgenti e costringendo i dirigenti pubblici a raggiungere i risultati, pena la risoluzione dei loro contratti. Infatti, i dirigenti si valutano per i risultati conseguiti e non per il padrinaggio di questo o quell’uomo politico.
Avanti il merito, al rogo il favoritismo.