I dirigenti costituiscono il vertice delle Pubbliche amministrazioni. Dovrebbero sentire l’intera e gravosa responsabilità di far funzionare i servizi loro affidati, a qualunque livello. Ma questo non accade, salvo per quelli bravi e coscienziosi che lo fanno indipendentemente dall’osservanza delle regole.
Questo è il nocciolo della questione: le regole. Ci devono essere, devono essere efficienti, cioè capaci di produrre risultati che misurino il merito di chi dirige e di chi esegue.
La nazionale di calcio, dopo il clamoroso flop brasiliano, è tornata all’ovile bastonata. L’unico aspetto positivo è che Abete, presidente della Figc, e Prandelli, responsabile tecnico, hanno avuto la dignità di dimettersi irrevocabilmente.
Ecco, necessiterebbe nella Pubblica amministrazione, l’estensione e l’utilizzo continuo dell’istituto delle dimissioni. Ma quando cattivi dirigenti e dipendenti pubblici non avessero questa dignità, bisognerebbe che organismi indipendenti di valutazione li cacciassero fuori dai loro posti.
Se tutte le Pubbliche amministrazioni si ponessero gli obiettivi da raggiungere e, in base all’efficienza e alla capacità di raggiungerli, si stabilisse quali dovrebbero essere i premi, si inserirebbe un criterio meritocratico in base a cui coloro che non dovessero raggiungere risultati sarebbero automaticamente cacciati via.
Ci possiamo girare attorno fino alla fine del secolo. Da questa situazione di stallo non si esce se non si ribalta il modo di funzionare nelle Pubbliche amministrazioni. Fino a quando in esse si annidano corruzione, privilegi, vantaggi impropri, non solo non funzioneranno, ma non funzionerà l’intero Paese, con la conseguenza che ne soffriranno i 10 milioni di cittadini poveri e quelli deboli. Questo è il dramma di una Pa inefficiente, egoista e strafottente.
La Classe dirigente, in un modo o nell’altro, trova come fare. Mentre la middle class e le fasce meno abbienti possono vivere in modo dignitoso se i servizi pubblici funzionano e, in primis, quello sanitario. Qui non si discute sulla professionalità di medici e infermieri, ma sulla vergogna che alcuni pessimi soggetti si trovino in posti di comando, con quello che ne consegue.