Quando il ministro al ramo, Maria Anna Madia, annuncia il Pin unico per ogni cittadino, con il quale lo stesso potrà mettersi in contatto con qualunque amministrazione di Stato, Regioni ed Enti locali, afferma un’iniziativa sacrosanta. La stessa, però, non fa i conti con la realtà e cioè che nel Sud meno di due cittadini su dieci utilizzano il pc. Ciò accade perché nel nostro Paese c’è un forte deficit strutturale di banda larga, che impedisce l’utilizzo gratuito di Internet a tutti i cittadini.
Si dirà che molti di essi potranno utilizzare il Pin unico anche attraverso i Caf; ma allora, perché nella legge di riforma della Pa, non s’inserisce la norma che qualunque organizzazione del terzo settore possa diventare il tramite tra cittadino e Pubblica amministrazione?
Renzi dovrebbe sapere che i testi di legge delle riforme vengono redatti dai burocrati, i quali non li comporranno mai nella giusta direzione (semplificazione e digitalizzazione). Non solo, ma inseriranno capoversi tali da ottenere la dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte, in modo da annullare le riforme stesse. Sembrerebbe una strada senza uscita, mentre la soluzione c’è. Basta adottarla.
In Sicilia, l’assunto di Renzi non è stato neanche pronunziato da Crocetta. Egli è irretito da dirigenti e dipendenti regionali. La sua azione (si fa per dire) in venti mesi è stata inconcludente. Crocetta non è riuscito a mettere in campo una sola riforma che frenasse l’inesorabile caduta del Pil, giunto a meno 14 punti dal 2008 ad oggi, come afferma la Corte dei Conti.
Il presidente della Regione non ha capito, o non vuol capire, che se non si libera dalla cappa della sua burocrazia, continuerà in questa strada che porta all’inferno dei siciliani, perché non dà loro alcuna soluzione, immediata o di medio periodo, per ritornare a crescere e a creare occupazione.
Non è con i pannicelli caldi dei sussidi e delle indennità che si può affrontare la gravissima crisi economica, occupazionale e sociale del nostro territorio.
Crocetta non ha altra scelta che chiamare esperti internazionali in organizzazione pubblica, ma anche in Sicilia ve ne sono disposti a lavorare gratis, con alta professionalità.
Oppure il fallimento definitivo della Sicilia è dietro l’angolo. Ma noi ci rifiutiamo di accettarlo.