Catania – Bellini: tagliare gli sprechi senza sacrificare i servizi

CATANIA – Rappresenta da oltre un secolo il cuore della cultura cittadina, un punto di riferimento che molto spesso viene anche identificato come simbolo della città. Negli ultimi anni, però, la gestione di quello splendido gioiello neobarocco che è il Teatro Massimo Vincenzo Bellini non è stata delle più semplici. I problemi economici che hanno investito gli Enti locali siciliani (a partire dalla Regione fino ad arrivare ai Comuni) hanno colpito duramente, a cascata, anche la struttura intitolata al Cigno catanese, che oggi sembra troppo lontana dai fasti di un tempo.
Di “tagli alla cultura” abbiamo sentito parlare quasi fino allo sfinimento. Ma più volte, dalle colonne del QdS abbiamo sottolineato la necessità di ribaltare questo modo di vedere le cose: tagliare sì, ma gli sprechi, i costi superflui, non i servizi.

Spending review anche per i Teatri, dunque, e in tal senso occorre citare il percorso – a nostro modo di vedere positivo – intrapreso dal Vittorio Emanuele di Messina. Dopo anni di sprechi, proteste dei lavoratori, spettacoli rinviati o cancellati e appassionati delusi, il Consiglio di amministrazione dell’Ente ha approvato una decurtazione volontaria del 20 per cento per gli emolumenti di sovrintendente e direttori artistici. Un piccolo segnale, ma comunque importante, nell’ottica della razionalizzazione della spesa e dell’abbattimento dei costi.
In questo solco si dovrebbe inserire l’azione del management del Bellini, che ha l’obbligo di lavorare con fermezza e serietà per spingere nuovamente il Teatro catanese ai vertici nazionali ed europei.

E così il QdS – che da anni si distingue per una linea editoriale propositiva nei confronti delle istituzioni – vuole anche in questa occasione lanciare le proprie idee per il Bellini. Una proposta, articolata in quattro punti, tanto semplice quanto rivoluzionaria.
Per prima cosa il Consiglio di amministrazione del Teatro e tutti i vertici dovrebbero operare a costo zero. È necessario trovare dei professionisti con la volontà di spendersi in prima persona per le sorti della cultura catanese. Complicato, ma non impossibile. Punto secondo: riduzione degli stipendi del 30%. I lavoratori dovrebbero entrare nell’ottica di fare un sacrificio per andare avanti tutti insieme, evitando un tracollo che rischia seriamente di tramutarsi in realtà se non arriverà quella svolta da sempre auspicata ma mai realmente attuata. Strettamente legato al secondo è anche il terzo punto: niente straordinari. Le spese devono essere necessariamente contenute per offrire all’utenza un prodotto quanto migliore possibile. Ultimo punto, anche questo impopolare ma a nostro modo di vedere necessario: niente precari. Il Teatro non è più in grado di sostenere costi per il personale elevati.
Ecco la nostra ricetta per il Bellini, che come sempre è una proposta e dunque migliorabile tramite un dialogo costruttivo. L’importante è non perdere di vista l’obiettivo primario. Si taglino gli apparati e non i servizi.