In questi sei anni di crisi, il Pil è retrocesso del 14 per cento, contro una media nazionale dell’8 per cento. Decine di migliaia di imprese hanno chiuso, la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è cresciuta a dismisura.
Di fronte a questo incendio, i 172 parlamentari, a vario titolo, hanno girato la testa dall’altra parte, hanno chiuso le orecchie e gli occhi e sono rimasti silenti, salvo dare fiato alla bocca in convegni e riunioni, cui non sono seguite azioni concrete e decisioni.
La massima responsabilità del disastro accertato è in capo agli ultimi presidenti della Regione (Cuffaro, Lombardo e Crocetta), i quali si sono occupati di tutto tranne che di elaborare e realizzare progetti mirati a crescita, sviluppo e occupazione.
Si sono occupati dei loro clienti, dei loro raccomandati e di tutti quei privilegiati che continuano a succhiare il sangue dei siciliani. Privilegiati-parassiti che non hanno alcuna vergogna di percepire 400-500 mila € all’anno (o anche 100 mila se si tratta di uscieri dell’Ars) quando milioni di poveri non riescono ad andare al supermercato. Il crollo dei consumi è la prova del crollo dell’economia siciliana.
In cosa consisterebbe? Nel tagliare tutte le spese clientelari superflue e inutili dell’attuale bilancio e girare tutte le risorse così risparmiate a cofinanziare urgentemente i progetti già approvati dall’Unione europea.
Scusate se siamo monotoni. Non vediamo altra strada che quella del riequilibrio dei conti, indirizzando la massima parte delle entrate a investimenti.
Ovviamente, lo ripetiamo, il presidente della Regione deve intervenire con forza per sbloccare la macchina burocratica che l’ha avvinghiato e non gli fa fare più niente. I dirigenti generali e gli altri 1.800 dirigenti di secondo e terzo livello devono essere responsabilizzati, nel senso che se non evadono tutte le istanze entro 30 giorni (a meno che non neghino la richiesta) devono essere posti in stato di quiescenza fino alla risoluzione dei contratti.
Di riffa o di raffa, la macchina regionale deve funzionare e tutti (burocrati, politici e classe dirigente) si debbono rendere conto che o ci salviamo tutti o affondiamo tutti.
I privilegiati non si salveranno quando la nave affonderà. Se lo pensassero, sarebbero dei poveri illusi.