Tutto questo è accaduto anche per colpa di Regioni e Comuni che, anziché avere la funzione di istituzioni volte a promuovere lo sviluppo sociale ed economico dei loro territori, sono diventati dissennati centri di spesa.
La corruzione dei Consigli regionali, i comportamenti di Giunte e presidenti di Regione, l’irresponsabilità della moltitudine dei sindaci e dei Consigli comunali hanno fatto moltiplicare le uscite, mentre la tremenda crisi ha fatto contrarre le entrate.
Tutti i responsabili dei tre livelli di istituzioni (Stato, Regione e Comuni) non hanno avuto la capacità di capire lo stato dei fatti ed hanno continuato a spendere e spandere come se nulla fosse successo.
Piero Fassino, presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni) lamenta il taglio dei trasferimenti che mette sul bilico del dissesto migliaia di Comuni italiani. Ma un personaggio della sua statura avrebbe dovuto puntare il dito sul comportamento dei suoi associati che hanno continuato a scialacquare risorse pubbliche, trascurando di mettere i conti in ordine e di destinare la maggior parte delle spese ad investimenti, tagliando quelle correnti.
Il commissario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli, ha pronto il documento sui fabbisogni standard dei Comuni. Significa che ogni Ente, in relazione al numero di abitanti, non può spendere di più per ogni servizio commisurato al fabbisogno. Dal che ne derivano i costi standard.
Ma tutto ciò non puo essere messo in atto se non vengono determinate le procedure standard. Il tutto nel segno dell’efficienza, della razionalizzazione della spesa e della gestione della finanza pubblica secondo criteri oggettivi di economicità e trasparenza.
La Sicilia è la regione più povera d’Italia, dice l’Istat. Alla Regione non sanno cosa sia la revisione della spesa, sconoscono organizzazione ed efficienza, tanto i 17.538 dipendenti della Regione (dato Corte dei Conti Sicilia) continuano a percepire regolarmente i loro lauti stipendi, ben più alti di quelli dei dipendenti di altre Regioni e dello Stato.
Crocetta e i 172 parlamentari eletti in Sicilia abbiano un sussulto di moralità. Taglino la spesa dannosa e attivino programmi di sviluppo.