L’abusivismo edilizio siciliano rallenta, ma solo grazie a crisi e calo demografico

PALERMO – Le costruzioni regolari non bastano. La Sicilia riduce il numero degli abusi, ma non rinuncia al suo cemento illegale. Lo certificano i dati del Rapporto sull’abusivismo edilizio del 2013, realizzato dal dipartimento urbanistica della Regione. Nel 2013 il numero di abusi accertati, che riguarda il dato complessivo relativo a tutte le tipologie di violazione anche quelle prive di volumetria e che non comportano consumo di suolo, è stato pari a 2.204 abusi dei quali il 37% ha comportato una cubatura pari a 440mila metri cubi.
I risultati dello scorso anno non descrivono la complessità del fenomeno dell’abusivismo in terra sicula, perché “risentono dei limiti dovuti ad esempio al fatto che le elaborazioni vengano operate su dati forniti dagli stessi responsabili degli Uffici Tecnici comunali, a volte in maniera incompleta e discontinua”. Inoltre il campione di riferimento del rapporto riguarda un campione di rilevamento pari al 58% del totale dei Comuni, cioè 230 su 390.
Questo dato può essere dovuto a una molteplicità di fattori come l’assenza di abusi, il mancato accertamento oppure un ritardo nella registrazione dovuto ai referenti comunali. Così come avviene da qualche anno a questa parte, l’elaborazione dei dati relativi al numero degli abusi, alla volumetria realizzata e alla tipologia di vincolo “è stata effettuata in base alle informazioni fornite dai responsabili delle singole amministrazioni comunali (utenti comunali) e desunti dal sistema informativo sull’abusivismo – Siab del Dipartimento”.
La tendenza che riguarda gli ultimi tre anni sta facendo registrare una contrazione degli abusivi: nel 2013 questa sensibile riduzione “non è da addebitarsi solamente ad una riduzione del campione rilevato ma deriva da una rilevazione diretta con gli amministratori e gli uffici tecnici dei Comuni”. A incidere in questa riduzione ci sono la forte crisi economica “che negli ultimi anni ha comportato il rallentamento, se non addirittura la paralisi, del settore delle costruzioni e delle attività edilizie”, “il calo demografico e lo spopolamento, soprattutto nei piccoli centri e nei comuni dell’entroterra, dovuto all’invecchiamento della popolazione e alla ripresa di flussi migratori” e “un maggior impegno della Pubblica Amministrazioni e dell’Autorità Giudiziaria sul fronte dell’azione repressiva e della vigilanza sul territorio”. Il dato dello scorso anno, pari a 2.204 abusi, ha proseguito la tendenza discendente che ha visto passare il numero degli abusi da 3.925 del 2011 a 3.097 del 2012.