Nel corso della stessa, Cottarelli ha smentito l’ipotesi di sue dimissioni, anzi ha confermato che intende andare avanti nel suo lavoro, consistente nel completare il rapporto e le linee su cui dovrà muoversi il taglio della spesa pubblica.
Quasi a fargli eco, il primo ministro ha comunicato che già quest’anno si dovranno tagliare ben 16 miliardi, senza mettere un euro in più di imposte. Renzi ha capito che la strada della ripresa passa per il taglio della spesa pubblica, cui consegue il taglio delle imposte e la destinazione delle risorse così recuperate verso investimenti e apertura di cantieri per opere pubbliche, risanamento idrogeologico del territorio e finanziamento per la ristrutturazione antisismica degli immobili.
Nel corso dell’audizione, Cottarelli ha spiegato ai parlamentari che la linea su cui corre il taglio della spesa parte dal fabbisogno standard di ogni Ente territoriale, cui deve essere detratta la capacità fiscale di ognuno di essi. Da ciò consegue che i trasferimenti dallo Stato saranno la differenza fra i due valori e non più basati sui costi storici che hanno alimentato la dispersione delle risorse, il clientelismo e il favoritismo.
Invece, in questi trent’anni, tutti hanno rincorso l’aumento della spesa corrente indipendentemente dai risultati. Un comportamento molto comodo che ha prodotto l’attuale disastro del Paese.
Renzi ha annunciato le prossime riforme, dopo avere incamerato la prima lettura della Riforma costituzionale al Senato. Ne occorreranno altre quattro, prima fra le quali quella elettorale e poi quella fiscale, l’altra relativa alla giustizia e la riforma che semplifichi le procedure per sbloccare i cantieri e utilizzare tutte le risorse europee, ma anche quelle in pancia agli Enti pubblici.
I tempi sono strettissimi, siamo con l’acqua alla gola. Ogni minuto perso aggrava fortemente la situazione.
Stride, in questo scenario, una vacanza del ceto politico nazionale di 25 giorni e di quello siciliano di 40 giorni. Stride la vacanza di tutti i dirigenti, che non si trovano più negli uffici mentre dovrebbero lavorare, anche in agosto, per far funzionare i servizi a favore dei cittadini. Ma loro se ne fregano!