Si tratta di un iter volutamente lungo e complesso, previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Ma forse, questa volta, ce la faremo a sbarazzarci di un sistema che ha reso paludoso e invischiato il processo di formazione delle leggi, con l’allungamento dei tempi di ogni azione, causa principale dell’attuale disastro occupazionale ed economico del nostro Paese.
Mentre tutto ciò accadrà, il governo avrà messo mano alla legge di stabilità 2015, che dovrà essere inviata tassativamente all’Unione europea entro il prossimo 15 ottobre.
Un mese prima, il governo dovrà fare approvare l’aggiornamento del Def (Documento economico e finanziario), anche alla luce del deludente andamento del Pil 2014, ancora fermo intorno allo zero, e della disoccupazione che rimane sopra la soglia del 12%.
La prossima legge di stabilità dovrà avere in pancia il taglio di almeno trentadue miliardi della spesa pubblica dannosa, frutto di inefficienza della Pubblica amministrazione e di clientelismo del ceto politico. Senza detto taglio, non potranno essere abbassate le imposte.
La riforma Sblocca Italia è stata messa sul sito del governo ed è formata da dieci punti. Sarebbe opportuno che i cittadini in ferie, anche in un periodo in cui non si dovrebbe staccare il cervello, inviassero mail con una loro opinione sui punti elencati.
A maggior ragione, tale attività dovrebbe essere esercitata come un dovere anche da parte di quei cittadini che in agosto lavorano regolarmente senza lamentarsi, pensando ai milioni di disoccupati che nello stesso mese sono forzatamente in ferie, con la differenza che non percepiscono alcuno stipendio.
Per produrre nuove opportunità di lavoro occorre che l’economia si rimetta in moto e imbocchi la via della crescita. Le imprese sono i soggetti protagonisti della ripresa e con esse, i mini ed i micro imprenditori anche artigianali, cioè le vituperate partite Iva contro cui si scagliano degli stupidi politicanti.
Ma non vi saranno nuove opportunità di lavoro se non si abbassano le tasse, in conseguenza del taglio della spesa.
Come si vede, le riforme dei cittadini non sono né di destra né di sinistra. Sono frutto del buon senso del pater familias. Ce ne fosse tanto!