In Sicilia, la situazione è molto più grave. Con 1.813 dirigenti, contro i circa 200 della Lombardia, la Giunta regionale e il suo presidente hanno il coraggio di cercarne altri 38. Come non si vergognano di questa iniziativa, giustificata, a loro dire, dal fatto che all’interno dei 1.813 non ci sono le competenze? Conseguenza etica e logica vorrebbe che tutti i dirigenti senza competenze venissero mandati a casa mediante la risoluzione del contratto. Se non servono alla Regione non si possono continuare a pagare stipendi utilizzando le nostre imposte.
Roma è stata bruciata da un pazzo: Nerone. Ma la Sicilia viene bruciata, anno dopo anno, dai presidente inetti, e in qualche caso condannati per reati, e da un ceto politico che continua a vivere nel lusso senza tener conto di disoccupati, inoccupati e della povertà di circa un milione di siciliani.
I novanta consiglieri-deputati approvano disegni di legge che vengono falcidiati, giustamente, dal Commissario dello Stato. Persone incapaci di capire come si fanno le leggi in conformità alla Costituzione e in particolare all’art. 81, IV comma, che obbliga a trovare con precisione le coperture finanziarie per ogni spesa.
Opacità e tende oscure nascondono stipendi e prebende dei dipendenti dell’Ars e le procedure dei diversi provvedimenti predisposti dagli assessorati. Per tutti, il ciclopico flop del Piano giovani, per il quale, con un inqualificabile rimpallo di responsabilità, si sono mantenuti al loro posto sia l’assessore, politicamente responsabile, che il dirigente generale, oggettivamente responsabile.
Fino a quando non verrà ripristinata la norma biblica secondo cui ognuno risponde sempre per quello che fa, bene o male, o per quello che non fa, tutti i dirigenti e dipendenti pubblici continueranno a percepire stipendi ed emolumenti senza alcuna connessione con gli obiettivi che hanno l’obbligo di raggiungere. Tali obiettivi consistono in servizi efficienti che costino il meno possibile. Come dire: ottimi servizi, spese all’osso.
Il funzionamento ordinario della Pubblica amministrazione regionale, e anche di quelle comunali, è la premessa per poter ribaltare lo stato comatoso in cui si trova la Sicilia, con l’economia in continuo regresso e la disoccupazione in continuo progresso. Diversamente, l’Africa è sempre più vicina.