L’economia gira se vede verde ma le imprese non hanno capito

PALERMO – I consumatori si sono evoluti. Lo sappiamo dalle indagini statistiche sulle preferenze di beni e servizi che danno sempre più consistenza percentuale alla domanda di una maggiore qualità ambientali dei prodotti, perché ormai sostenibilità, a tutti i livelli, fa rima con profitto. E quindi non stupisce la crescita dei numeri che certificano l’acquisizione delle più importanti certificazioni europee (Emas ed Ecolabel) presso le imprese italiane. In una fase intermedia si colloca ancora la Sicilia, penalizzata da una normazione non sempre all’altezza. 
Il consumatore consapevole è innanzitutto un cittadino consapevole. È cosciente, ad esempio, che questo ritmo produttivo – in questa settimana abbiamo scoperto di aver sciupato in otto mesi le risorse della Terra previste per un anno – ci porterà alla rovina e che pertanto il cambiamento climatico, la biodiversità, l’ambiente e salute e la gestione sostenibile delle risorse e dei rifiuti sono temi da mettere in cima alle priorità delle vacanze, dei beni da acquistare, persino delle città da considerare come posto sicuro in cui vivere.
Alcune regioni l’hanno già scoperto. Il mese scorso l’Emilia-Romagna ha approvato la Legge regionale n. 14/2014 per la “Promozione degli investimenti in Emilia-Romagna”, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 216 del 18 luglio 2014, per promuovere l’attrazione e la competitività del sistema economico raggiungendo “elevati livelli di sostenibilità ambientale – si legge in una nota della Regione – e sociale dello sviluppo, concorrendo alla realizzazione della strategia europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. E si tratta di una Regione che batte un terreno fertile, essendo già all’avanguardia sul tema.
L’ultimo annuario Ispra ha registrato in Italia una crescita notevole delle organizzazioni/imprese registrate Emas (Eco-Management and Audit Scheme, uno strumento volontario creato per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale) che tra il 2002 e il 2013 sono passate da 125 a 1.098. Meno propositivo il cammino della Sicilia che ha avuto il suo punto più basso nel 2002 (3 registrazioni) e il suo picco nel 2008 (35).
 
Lo scorso anno si è fermata a 17, peggior risultato degli ultimi otto anni. Nell’altro standard di certificazione ambientale (UNI-EN-ISO 14001) l’Isola è passata da 103 nel 2002 a 767 nel 2013 con un balzo notevole, abbastanza in linea col risultato generale dell’Italia che ha moltiplicato per otto volte le duemila registrazioni di tredici anni fa (16.519 nel 2013). La distribuzione delle licenze ecolabel pone in Sicilia 20 etichettature per i servizi e zero per prodotti. Essenzialmente si tratta di strutture turistiche per un marchio ecologico che vale, tra le altre cose, per prodotti al consumo che vengono così garantiti nel loro minimo impatto ambientale e per le aziende che possono certificare in questo modo l’impronta sostenibile delle loro attività.
Nel 2012 l’Arpa Sicilia e l’Ispra sottoscrissero un protocollo d’intesa per la promozione dei marchi ambientali Ecolabel Ue ed Emas nel territorio isolano nell’ottica di una migliore attivazione di percorsi del turismo sostenibile e per le prestazioni ambientali delle imprese.
 
Un recente studio dell’Ispra ha analizzato i provvedimenti regionali per attivare e promuovere le certificazioni ambientali europee, in particolare Emas ed Ecolabel. Complessivamente in Sicilia sono stai registrati quattro provvedimenti, contro i 19 dell’Emilia-Romagna e i 10 della Liguria, e zero provvedimenti relativi a finanziamenti (6 la Sardegna) e agevolazioni finanziarie. L’azione normativa della Regione si è invece concentrata sulla “preferenza agevolazioni su bandi/gare” dove sono stati incanalati tutti tutti i provvedimenti.