Caltanissetta – Scat, questione ancora irrisolta

CALTANISSETTA – Da quasi cinque mesi i lavoratori della Scat hanno incrociato le braccia, chiedendo il pagamento di quattordici mensilità. Nelle ultime settimane s’è fermato anche l’ultimo autobus che dal villaggio Santa Barbara raggiungeva il centro cittadino. La situazione si è fatta drammatica per quei cittadini, e non sono pochi, che hanno necessità di recarsi all’ospedale Sant’Elia e in altri centri che erogano servizi di primaria importanza e non solo.
La questione è stata affrontata più volte a Palazzo del Carmine, anche alla presenza dei lavoratori e dei vertici della società cooperativa che si occupa del trasporto pubblico locale, ma finora solo riunioni interlocutorie. La Scat chiede Regione e Comune risolvano il problema, che è di natura finanziaria. Qualcuno sostiene che rimodulando il servizio, lo si potrebbe riprendere, seppure in forma ridotta, assicurando comunque i collegamenti essenziali. Al momento, però, non si muove foglia neppure su questo fronte, e fra i cittadini si respira aria di rassegnazione. In altri comincia a serpeggiare, però, anche malumore e disappunto.
A Santa Barbara si svolgerà lunedì un’assemblea con il coordinamento dei comitati di quartiere della città per sollecitare le parti, Comune e Scat, a trovare una soluzione che tenga conto anche delle esigenze dell’utenza, da troppi mesi costretta a ricorrere a mezzi di fortuna, ai cosiddetti “passaggi”, per raggiungere il cuore della città, partendo dal popoloso villaggio dove un tempo risiedevano i minatori.
Sulla vicenda interviene anche il parroco di Santa Barbara, don Calogero Di Vincenzo, che auspica che al più presto si ponga fine ai disagi di quei cittadini che non sanno più come fare per muoversi come un tempo. Principalmente gli anziani. Anche a San Luca, nella periferia Sud della città, sono centinaia le famiglie che chiedono il ripristino del servizio, soprattutto in vista della riapertura delle scuole. I bus, che nei mesi scorsi erano stati lasciati in sosta in piazza Garibaldi, adesso sono nell’autorimessa della Scat, senza carburante. I dipendenti della scat si sentono sfiduciati e alcuni di loro, stanchi di aspettare gli emolumenti, non sapendo più come far fronte agli impegni assunti, fra mutui e altro, hanno deciso di emigrare, di cercare lavoro altrove.