Fonti rinnovabili di energia. Gli esempi di Toscana e Umbria

PALERMO – Le Regioni italiane guardano ad un futuro con meno gas serra.
Nelle sede delle Regioni dell’Italia centrale a Bruxelles si sono fissati i paletti per migliorare la qualità della vita nelle nostre città. I rappresentanti europei danno priorità assoluta all’abbattimento dei gas serra e all’adattamento del territorio ai mutamenti climatici in atto.
In Italia, la situazione si presenta abbastanza variegata tra le realtà regionali, ma le iniziative della Toscana devono far riflettere sui grandi risultati che un’oculata politica energetica può stimolare.
“Solo dal 2007 ad oggi, siamo passati da 5,5 MW/h di potenza a 40 MW/h – ha spiegato Edo Bernini, dirigente della Regione Toscana – mentre l’eolico è raddoppiato”. Inoltre, in un anno di Piano Energetico in Toscana si è registrato una crescita del 10% di geotermia, del 113% dell’eolico, del 132% delle biomasse e il 614% del fotovoltaico. Ma piovono anche gli investimenti in quanto Anna Rita Bramerini, assessore regionale all’Energia e all’Ambiente, sostiene che dal 2007 al 2013 la regione favorirà la crescita mettendo a disposizione 116,4 milioni di euro di finanziamenti.
Anche l’Umbria è in prima linea nel settore green energy investendo 348 milioni di euro di fondi strutturali in fonti rinnovabili, valorizzazione dei boschi e mobilità alternativa. La lotta alle emissioni inquinanti passa anche dalle Marche, regione che attende l’approvazione del piano di adattamento ai cambiamenti climatici con un budget complessivo di 45 milioni di euro, che comprenderà interventi per la difesa delle foreste, costruzione di barriere in mare e rinascimenti in spiaggia.
Investire sul verde conviene anche al portafogli oltre che alla salute. “Il rapporto dell’Iea (Agenzia Internazionale dell’Energia) – ha precisato Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf – dimostra che è davvero stupido non investire in un’economia a basso consumo di carbonio, visto che tali investimenti saranno ammortizzati e produrranno bollette più basse, meno inquinamento dell’aria e aiuteranno a tenere sotto controllo il cambiamento climatico”.
E la Sicilia? L’Isola non può definirsi una realtà capofila nell’ambito del settore delle fonti rinnovabili, visto che appena il 4% della produzione di energia elettrica regionale deriva dalla green energy. Resta ancora tutta aperta la querelle sull’eolico, che comprende da solo l’80% della produzione da rinnovabile, visto che la Regione, dopo il blocco imposto da Lombardo, ha riaperto le conferenze dei servizi, dando vita ad un potenziale ritorno delle fattorie sul suolo dell’isola.
Intanto, Anev, Aper e Terna, in una nota congiunta chiedono che anche il Pears Siciliano sia decisivo per lo sviluppo delle rinnovabili così da favorire gli obiettivi previsti dalla comunità europea del 20-20-20. Lo studio UIL-ANEV sul potenziale eolico della Regione Siciliana dimostra che nel 2020 si potrà arrivare a quota 1900 MW, attualmente siamo a 975  MW, con una produzione elettrica pari a 3,23 TWh. Il rischio ancora una volta sarà che senza un adeguata sistematizzazione legislativa del paesaggio le pale eoliche potranno invadere senza limitazioni.