Amianto, in Sicilia si muore di più

PALERMO – L’approvazione della legge amianto (lr 29 aprile 2014 n. 10 “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto”) non ha ancora permesso l’avvio di azioni concrete sul territorio. La mappatura è ancora all’anno zero, o quasi, e le linee guida dell’assessorato promesse per settembre non sono ancora giunte. Intanto la Sicilia resta la regione del Mezzogiorno col più alto numero di casi di tumore causati dalla presenza dell’amianto.
In una nostra inchiesta dello scorso agosto, Pippo Digiacomo, presidente della commissione Sanità all’Ars e uno dei protagonisti della legge amianto, aveva ribadito le sue rassicurazioni in merito alla copertura finanziaria del provvedimento – 22 milioni di euro stanziati per la prevenzione – e alla definizione delle linee guida che avrebbero reso materia viva la nuova normativa, nonostante gli articoli cassati dal Commissario dello stato.
In attesa del risveglio dal lungo torpore estivo ci sono comuni che hanno cominciato l’azione in maniera autonoma. A Bagheria l’amministrazione comunale ha avviato il censimento dei siti e delle situazioni pregiudizievoli con presenza di amianto, secondo quanto disposto dal dipartimento regionale della Protezione civile. La legge 10/2014, infatti, prevede l’istituzione dell’ufficio amianto presso lo stesso dipartimento per avviare, tra le altre cose, il completamento, entro 24 mesi dalla data in vigore della legge, “il censimento e la mappatura della presenza di amianto nel territorio regionale, avuto riguardo al grado di pericolosità del rischio sanitario ed ambientale esistente, secondo le direttive comunitarie e statali in materia di censimento e ricognizione del rischio derivante dalla presenza di amianto”. L’obiettivo finale, assai pretenzioso, è di liberare la Sicilia da tutti i manufatti contenenti amianto entro tre anni dall’approvazione della legge.
Di amianto, intanto, si continua a morire. Mario Spatafora, primario della clinica di pneumologia dell’Università di Palermo, ne ha parlato a “Ditelo a Rgs”, precisando che la Sicilia è la regione del Meridione con il più alto numero di casi di tumore dovuti all’amianto, 1,70 ogni centomila abitanti. L’ultimo rapporto Renam (Registro nazionale mesoteliomi) ha rivelato che dal 1993 al 2008 sono stati 823 i casi di mesotelioma segnalati (780 pleura, 41 peritoneo, 2 pericardio) con 360 casi di esposizione definita. Il caso è approdato anche in Parlamento europeo.
Ignazio Corrao, capo delegazione del M5S, ha posto alcuni interrogativi agli organi europei in relazione alla questione amianto e su quello che la Commissione europea sta attuando in merito alle indicazioni che il Parlamento europeo ha fornito nel marzo 2013. Secondo una nota diffusa dal movimento stellato, ad attivare l’azione dell’europarlamentare proprio i dati in arrivo dalla clinica dell’Università di Palermo. “Il 14 marzo 2013 il Parlamento europeo – si legge nella nota – ha approvato una risoluzione sulle minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all’amianto e le prospettive di eliminazione di tutto l’amianto esistente. Si chiede pertanto alla Commissione di chiarire come e con quali scadenze intende ottemperare alle richieste del Parlamento ed in particolare”.
 
Nell’ultima mappatura nazionale del ministero dell’Ambiente, aggiornata al 17 giugno 2014, sono stati registrati  30mila siti da bonificare, 832 siti bonificati e 339 parzialmente bonificati. Le mancanze siciliane sono evidenti: sulla cartina appaiono una manciata di punti disseminati tra il messinese la provincia di Catania.