Messina – Ato-MessinAmbiente, lunga crisi: si prospettano mesi di incertezze

Messina – In extremis, la Regione Siciliana ha prorogato le attività di tutte le Società d’ambito fino alla fine dell’anno. Per i 53 dipendenti Ato3, dunque, non è scattato – come paventato – il benservito dal 1° ottobre, ma certo da qui a dicembre una soluzione andrà trovata, e molto probabilmente si tratterà di una mobilità interna verso Amam. Tra i dipendenti, ricordiamolo, la maggior parte proviene dal mondo della politica, è stata assunta senza concorso pubblico per parentele e appartenenze partitiche, gode di una situazione di privilegio a discapito di migliaia di giovani titolati disoccupati. E per questo – siamo sicuri – una dignitosa collocazione sarà presto trovata.
Così come una soluzione dovrà essere trovata dal Comune per arginare gli effetti della “guerra fredda” in atto proprio tra Ato3 e MessinAmbiente. Le due realtà, i cui compiti spesso e volentieri si sovrappongono, non si sono mai amate, ma adesso pare che l’odio abbia raggiunto livelli inauditi. Tutto ebbe inizio con il pignoramento di 6,6 mln di € sui conti correnti ordinato dalla società guidata da Alessio Ciacci per debiti pregressi. Un atto giudiziario che penalizzò l’Ato a tal punto da bloccare il pagamento degli stipendi, fermare una serie di servizi per mancanza di carburante, non avere la liquidità necessaria per corrispondere i pagamenti delle bollette né gli stati di avanzamento di lavori realizzati grazie a fondi comunitari, che adesso per questo motivo sono anche a rischio.
Di risposta, sollecitata da Palazzo Zanca, la società d’ambito ha accusato formalmente MessinAmbiente di non aver erogato i servizi di raccolta e spazzamento nei mesi estivi nemmeno al minimo indispensabile da assicurarsi in caso di emergenza sanitaria. A ulteriore domanda rispetto ad eventuali penali da corrispondere alla società di Via Dogali, poi, la risposta di Ato3 è stata spietata: “Il Comune non paghi nemmeno un euro e avvii un’indagine”.
Ora spetterà alla Giunta effettuare la prossima mossa. In ballo c’è un intero settore di vitale importanza per la città, e il rischio che il servizio si possa nuovamente fermare da un momento all’altro è concreto. A maggior ragione dopo il verdetto finale della Regione Siciliana che, con il sostegno di Asp, Arpa, Provincia e Comune di Furnari, ha confermato l’obbligo di chiusura per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Una discarica, peraltro, la cui società di gestione, TirrenoAmbiente, è finita sotto inchiesta dalla Procura di Palermo per corruzione collegata alle autorizzazioni e ai controlli di sicurezza (chiesto il giudizio anche per l’ad Giuseppe Antonioli). Cosa succederà?