Quali sono le sue prime impressioni a pochi mesi dall’insediamento?
“Mi sono insediato il 1º luglio. L’Asp è sana, con gli stessi difetti strutturali della sanità siciliana. C’è troppa incertezza e precariato: un progetto serio ha un respiro di cinque anni”.
Cosa farà per verificare, controllare e motivare i dipendenti?
“L’ultimo ventennio non è stato di promozione del senso civico; quando non sono condivisi gli obiettivi inizia la ‘patologia’. La ‘profilassi’ è la capacità di far riacquisire ai dipendenti il senso di appartenenza. Si deve agire su due livelli. Noi abbiamo già aperto un dialogo con tutto il personale per spiegare a tutti chi siamo e cosa facciamo; vogliamo aumentare il livello complessivo delle mansioni e ripartire dalle motivazioni. Poi c’è il controllo: bisogna avere rispetto per pazienti e colleghi e, se opportuno, vanno presi provvedimenti; per questo abbiamo stipulato un contratto gratuito con un consulente, ex membro delle forze dell’ordine”.
Quanti dipendenti sono in organico e qual è il bilancio?
“Abbiamo 3.500 dipendenti e un bilancio di 480-490 mln di euro l’anno: siamo un’azienda che eroga servizi sanitari e di fatto, il numero di impiegati ha un impatto sulla società. I problemi strutturali di cui parlavo riguardano il blocco dei concorsi determinato dal piano di rientro, fronte sul quale sono stati già raggiunti buoni risultati grazie al lavoro degli assessori Russo e Borsellino. Ora bisogna riaprire i concorsi (ho la delibera pronta in un cassetto), per passare dall’emergenza alla stabilità e per investire sulla formazione del personale. Vi sono carenze in alcuni primariati, così come mancano autisti e caldaisti. Anche la pianta organica sarà rivista”.
Le prenotazioni funzionano? I tempi d’attesa sono congrui?
“Entrambi gli aspetti sono da perfezionare. I tempi per la tac sono ragionevoli, ma i tempi d’attesa per la risonanza e l’ecografia sono sotto osservazione. Il nostro compito è rendere disponibile l’apparecchiatura diagnostica a chi ne ha bisogno attraverso un centro unico di prenotazioni, che oggi è in difficoltà. Stiamo cercando di governare questo problema facendo un censimento della strumentazione, per renderne efficiente l’utilizzo degli strumenti. In più vogliamo avviare un circolo virtuoso istituendo un call center per richiamare chi prenota un esame: così chi disdice libera un posto, dato che al momento il 30 per cento degli appuntamenti poi non vengono confermati. Infine, ho firmato una disposizione affinché le diagnostiche siano aperte dalle 8 alle 20 sei giorni a settimana”.
Ha un cronoprogramma con le priorità?
“Abbiamo istituito due tavoli tecnici (la gestione del pronto soccorso e il riordino attività chirurgiche) e lavoreremo sulla gestione delle liste d’attesa e sul riordino dei poli aziendali. Il pronto soccorso è il nostro biglietto da visita: ne abbiamo cinque, l’ideale sarebbe averne tre. Anche il numero ideale di ospedali è tre: i due più piccoli, a Scicli e Comiso, andrebbero rifunzionalizzati. Se il ministero e l’assessorato lo riterranno, li vedrei come centri di riabilitazione e servizi territoriali. Il Nuovo Papa Giovanni XXIII di Ragusa diventerebbe l’ospedale di riferimento, con due di appoggio, a Vittoria e a Modica”.
Quali lacune avete individuato?
“La qualità del servizio è buona o molto buona, ma il triage non è erogato 24 ore su 24 e l’osservazione breve ha limiti strutturali. L’obiettivo strategico per il 2015 è la gestione del pronto soccorso; con le risorse delle prestazioni aggiuntive faremo triage e osservazione h24, incentivando medici e infermieri”.
Qual è il suo punto di vista sull’informatizzazione?
“Per me significa interconnessione di servizi e di linee di lavoro: dobbiamo lavorare su banche dati uniche. Serviranno anche per permettere ai medici di medicina generale di entrare nel sistema informatico per utilizzare i dati sui loro pazienti. Così si potranno registrare le richieste di screening e accedere anche ai file con radiografie e altri esami”.
Per quali eccellenze si caratterizza la provincia?
“Disponiamo di professionisti e di sistemi organizzativi di altissimo livello. Il centro trasfusionale diretto dal dott. Bonomo è un modello in ambito nazionale, perché ha raggiunto l’autosufficienza, con strumenti che permettono il riconoscimento dei pazienti attraverso le impronte digitali e quindi con un rischio d’errore annullato”.
Quanti pazienti si spostano per farsi curare altrove?
“Faccio una premessa: laddove non siamo in grado di identificare e reclutare dei capigruppo con capacità, competenza e carisma, il gruppo ne soffre. Almeno quattro primariati sono da coprire urgentemente. Ne consegue che la poca certezza nei dipendenti ingenera anche poca fiducia nell’utenza, che cerca altrove dove curarsi. La struttura siciliana va resa autonoma con un buon lavoro organizzativo. In questo ci sono due priorità: sblocco dei concorsi e… sblocco dei concorsi!”.
Curriculum Maurizio Aricò
Maurizio Aricò è nato a Pavia nel 1955. Dal 2003 al 2008 ha ricoperto il ruolo di Direttore U.O. di onco-ematologia pediatrica presso l’“ospedale dei bambini” G. Di Cristina di Palermo e dal 2008 al 2012 ha lavorato presso l’A.O. Universitaria Meyer di Firenze. Ha ricoperto diversi ruoli accademici e ha svolto e svolge tuttora il ruolo di coordinatore nazionale ed internazionale di protocolli di diagnosi, cura e ricerca nell’ambito della leucemia linfoblastica acuta infantile, delle istiocitosi infantili e dell’adulto. È stato classificato al 75° posto tra i “Top Italian Scientists” e 13° autore in Italia tra i pediatri con maggiore produttività scientifica. Da giugno è direttore generale dell’Asp Rg.