Dispersione scolastica in Sicilia al 24,8 per cento

CATANIA – Dai 21 ai 106 miliardi di euro viene stimato il costo della dispersione. A dirlo la ricerca “Lost-Dispersione scolastica: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore”, che è stata realizzata da WeWorld Intervita, Associazione Bruno Trentin e e Fondazione Giovanni Agnelli, in collaborazione con CSVnet.
Secondo la ricerca il numero dei ragazzi che in Italia lasciano i banchi di scuola prematuramente è pari al 17%, nettamente più alto rispetto alla media europea dell’11,9% (ma molto più basso del 28% calcolato da Tuttoscuola sul totale degli alunni iscritti alla scuola secondaria superiore statale). Il risultato italiano peggiora se si guarda al Sud e isole, dove ci sono regioni assai lontane dalla media europea (Sardegna 25,5%, Sicilia 24,8%, Campania 21,8% e Puglia 17,7%). Caltanissetta presenta un 41,7% di dispersione al termine del quinquennio 2009-10/2013-14. Segue Palermo con il 40,1%, quindi Catania con il 38%
 
Negli ultimi 15 anni si è disperso il 31,9% di studenti delle superiori, in pratica uno su 3. Dispersione che si concentra soprattutto negli istituti professionali, con un 37%, seguiti dagli istituti tecnici. Il Molise è, invece, la regione con più ragazzi che completano gli studi, con una percentuale di abbandono del 10%. Per contrastare il fenomeno, WeWorld Intervita ha deciso di ampliare il programma Frequenza 200, network che lavora con insegnanti, bambini e famiglie sul territorio nazionale e online con l’obiettivo di riportare a scuola 6.000 ragazzi entro il 2016.
Il rapporto tuttavia conclude che scuole e terzo settore continuano ad operare in modo indipendente e non coordinato fra loro per arginare insieme il fenomeno, nella convinzione che siano soprattutto le scuole “responsabili della disaffezione e della demotivazione dei ragazzi maggiormente esposti al rischio abbandono a causa di un deficit di attenzione rispetto ai loro bisogni”. Per la Flc-Cgil i dati sulla dispersione scolastica in Italia continuano ad essere molto gravi e sono il frutto di una “politica scolastica sbagliata, inconcludente e a favore degli interessi dei soliti noti.
Persino l’attivazione del Sistema nazionale di valutazione, che doveva avere come primo obiettivo quello di ridurre i tassi di abbandono scolastico, è stata piegata verso una deriva tutta ideologica fatta di classifiche ed esclusioni”.