Cure pediatriche, la Sicilia resta indietro

PALERMO – Nascere a Venezia o a Palermo potrebbe fare ancora oggi differenza. Se in Italia, il tasso di mortalità infantile è sensibilmente inferiore a quello medio europeo e quasi la metà rispetto a quello degli Stati Uniti, il gap è dentro casa. Secondo i dati Istat messi nero su bianco dalla Società italiana di pediatria in un dossier, nelle Regioni meridionali, la mortalità infantile (rappresentata per il 70 per cento dalla mortalità neonatale) rimane del 30 per cento più elevata rispetto alle regioni del Nord.

Screening neonatale allargato
Questo significa, tradotto nella pratica medica, che un bambino che viene al mondo in Toscana è sottoposto allo screening neonatale metabolico allargato, che consente di diagnosticare, e quindi trattare precocemente, più di 40 patologie rare, mentre un bambino che nasce in Campania viene monitorato solo per i tre test obbligatori per legge (ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria). Nel Lazio e in Sicilia, invece, alcuni bambini fanno lo screening allargato, altri solo i tre obbligatori.

Rete pediatrica cure palliative
Altri sono i punti deboli che si scoprono leggendo il dossier. Come per esempio, il fatto che il Ministero della Salute ha premuto molto sulle Regioni, sia mettendo a disposizione finanziamenti ad hoc, sia minacciando sanzioni sulla creazione, stabilita dalle legge 38/2010, di una rete pediatrica delle cure palliative. Tuttavia, attualmente solo 9 Regioni hanno deliberato formalmente l’istituzione della Rete Pediatrica delle cure palliative pediatriche (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria, Veneto e P.A. di Trento) e solo 5 di esse (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria e Veneto) l’hanno realmente attivata. Soltanto in Basilicata, Toscana e Veneto è presente un Hospice Pediatrico e solo 5 Regioni hanno attivato almeno un Centro di Riferimento con un’équipe Multidisciplinare dedicata alle CPP (di cui, 4 al Nord, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, e una sola al Sud in Puglia).  Assente la Sicilia.

Rete dedicata all’oncologia pediatrica
Miglioramenti nell’oncologia pediatrica anche se il Sud potrebbe fare di più. Ad esempio, la rete AIEOP, (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica), ha sviluppato una rete dedicata all’oncologia pediatrica che vanta  55 centri: 27 al Nord (49 per cento), 13 al Centro (24 per cento) e 15 al Sud e Isole (27 per cento).
 “Questa situazione è inaccettabile, sia guardando alla disomogeneità nella qualità del servizio offerto sia guardando alla confusione normativa che si è creata”, afferma il presidente della Sip Giovanni Corsello. “I bambini pagano un prezzo particolarmente alto a questa disomogeneità e a questa confusione”.

Da qui l’appello lanciato dalla Società Italiana di Pediatria alle istituzioni, affinché intervengano per porre rimedio a questa palese violazione di principi costituzionali il cui rispetto non può dipendere dalla Regione di appartenenza. “La cabina di regia nazionale prevista dal Patto per la salute per gli anni 2014-2016 non basterà a correggere le distorsioni”, afferma Stefano Semplici, Presidente del Comitato per la Bioetica della Sip e presidente del Comitato internazionale di Bioetica dell’Unesco. “Occorre un ripensamento radicale degli esiti della regionalizzazione del sistema sanitario, fermando almeno la tendenza alla divaricazione fra le Regioni e orientando la loro autonomia all’obiettivo di una crescente integrazione, perché questa è l’unica direzione coerente con l’articolo 32 della Costituzione”.