Le città impreparate all’invasione del fango

Firenze – Il maltempo ha colpito ancora una volta l’alta Toscana e il levante ligure. Ma il bilancio più pesante di questa violenta ondata di precipitazioni che sta interessando l’Italia, si registra nella provincia di Massa Cararra. È nella “patria” mondiale del marmo che si registra la situazione più grave. Questa volta il “protagonista” in negativo è il fiume Carrione. L’aumento della sua portata ha prodotto il crollo di oltre 200 metri di muraglione, invadendo la zona industriale. Da qui l’acqua ha allagato l’intera area dove vivono, spiegano fonti del comune, non meno di 5000 persone. Marina di Carrara, zona est, risulta così completamente invasa dal fango proveniente dall’alveo del fiume con segherie e impianti di trasformazione del marmo nel bel mezzo dell’esondazione.
Dopo che sono caduti sul territorio 200 millimetri di pioggia in 4 ore, la sala operativa della Protezione civile della Regione Toscana ha diramato un nuovo avviso per maltempo – pioggia e temporali forti – con validità fino alle ore 15 di venerdi 7 su tutto il territorio regionale. Quanto agli evacuati “sono al momento una cinquantina le persone che si stanno trasferendo a Carrara Fiere”, spiega il capo della Protezione civile della Regione Toscana, Antonino Melara.
“La situazione a Carrara è delicata” spiega il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini. “Siamo preoccupati perché c’è un precedente drammatico in quella zona”. Nencini, nell’assicurare che “il Governo sta seguendo da vicino e con attenzione l’evolversi degli eventi” afferma anche che nell’area “ci sono migliaia di sfollati”.
Per il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nella cittadina Toscana per fare il punto sulle criticità’ “in 2 anni abbiamo realizzato 31 interventi per 16 milioni e commissariato 2 opere in ritardo. Ora la priorità è portare tutti al sicuro poi verificherò le responsabilità”. Il sindaco di Carrara Angelo Zubbani ha detto: “Voglio vederci chiaro in questa storia. Si sono rotti gli argini per circa 100 metri in un tratto in cui i lavori erano stati eseguiti dopo l’alluvione del 2003. Per noi era tutto a posto. I lavori erano stati finanziati dalla regione e in quel tratto erano competenza della provincia. Noi davamo per scontato che i lavori commissionati dalla provincia avessero risolto il problema in modo definitivo”.