Riforma Province in Sicilia, telenovela infinita

PALERMO – La riforma delle Province nell’Isola sembra ormai una telenovela infinita, con la proroga dei commissari che si ripete di scadenza in scadenza mentre i ddl per il riordino e l’istituzione delle aree metropolitane e dei liberi consorzi di Comuni prendono polvere a Palazzo dei Normanni. Passano i mesi e la Sicilia, che prima tra le regioni aveva annunciato la “rivoluzione” dicendo addio al vecchio sistema, segna il passo rispetto al resto d’Italia che si è già adeguata adottando il testo Delrio.
Lo scorso 13 ottobre, infatti, con delibera di Giunta, per superare l’impasse in commissione Affari istituzionali tra i numerosi testi presentati tra governo e opposizione, l’esecutivo regionale ha prorogato il commissariamento delle Province siciliane fino al 30 marzo 2015.
 
In attesa dell’approvazione del ddl di riforma, nella delibera si faceva presente anche che ciò avrebbe comportato “la predisposizione di nuovi decreti presidenziali per la nomina dei commissari straordinari” evento che si è puntualmente concretizzato lunedì scorso quando il governatore ha nominato i commissari ad acta. Nomine poco gradite dall’opposizione, che ha subito espresso persino perplessità in merito alla mancanza dei requisiti necessari da parte dei commissari. Il capogruppo di FI al’Ars Marco Falcone, ad esempio, ha manifestato dubbi di legittimità in quanto "si tratta di persone che non hanno qualifiche dirigenziali. Il nuovo assessore alla funzione pubblica – ha chiarito – deve valutare l’opportunità di revocare gli atti o alcuni commissari laddove possano mostrarsi profili di illegittimità con gravi danni per l’amministrazione".
Un malcontento che martedì scorso, mentre a Sala d’Ercole iniziava la discussione generale del ddl sul conferimento delle proroghe degli incarichi di commissari straordinari nei liberi consorzi dei comuni, prendeva sempre più piede con l’opposizione pronta a dar battaglia. Per alcuni, infatti, la lentezza del governo nell’affrontare la riforma delle Province, non sarebbe casuale. Tra questi, ad esempio, Totò Cordaro, capogruppo di Pid – Grande Sud all’Ars che, assieme a Roberto Clemente e Bernardette Grasso, hanno presentato una interrogazione parlamentare per fare chiarezza su “avvicendamenti poco chiari e che rispondono alla esigenza di una spartizione politica di cui non si capisce la ratio. Crocetta privilegia l’appartenenza politica a dispetto della professionalità, penalizzando i territori”. Per Cordaro, Clemente e Grasso si è ripetuto “l’ennesimo commissariamento”, un’operazione “politico-amministrativa insolita, che pone al vertice di questi enti soggetti sprovvisti, tra l’altro, di professionalità e competenza specifica”. 
Una tesi condivisa anche dai grillini, i più critici nei confronti del governatore. “Non c’è dubbio – ha detto Giancarlo Cancelleri del M5S – che questa nomina interviene in un momento in cui sicuramente c’è l’idea di raggruppare una maggioranza nuova attorno a un esecutivo alle prese con tanti problemi. Rinviare ancora è inaccettabile: questo governo ci ha abituato a ogni cambio di maggioranza a una spartizione di posti di sottogoverno, strapuntini proprio per dare sazio e tenere calme le frange che compongono una maggioranza raffazzonata”.
Un ritardo che per alcuni potrebbe anche essere legato alla prossime elezioni amministrative nell’Isola, come ha sottolineato Vincenzo Figuccia (FI) vice presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars “Dal primo commissariamento di Crocetta, oltre un anno fa, dissi che si trattava di un’operazione che portava alla militarizzazione del territorio regionale. Ovviamente, in una fase come questa dove si avvicinano le elezioni amministrative in Sicilia, è chiaro che poter amministrare autonomamente la gestione del territorio senza dover condividere le scelte con altri profili istituzionali e i partiti, ha fatto gola a Crocetta”.
 
Sulla nomina dei commissari non ha lesinato critiche: “Non sono legittime – ha aggiunto – lo abbiamo detto in commissione, evidentemente la volontà di piazzare queste pedine per i prossimi mesi era talmente forte da ledere un principio come questo”.
 
Altrettanto duro il giudizio dei deputati regionali all’opposizione Gino Ioppolo e Nello Musumeci  per i quali “in due anni, da quando si è cominciata a prospettarsi la riforma del Province, questo governo non ha fatto alcun passo in avanti. E la nomina dei commissari ad acta  – hanno concluso – è l’ulteriore prova di questo fallimento”.