L’Alzheimer si combatte anche a tavola

CATANIA – Problematiche come Alzheimer, demenza o disturbi cognitivi, non sono esclusivamente rilegati all’età o a fattori genetici. I classici sintomi della senilità, come dimenticare i volti, i nomi, o eventi fondamentali, possono infatti abbattersi anche sulle persone più giovani. E una delle cause è l’alimentazione scorretta. Esistono infatti cibi che danneggiano i percorsi neuronali.
Sono state dunque maturate prove scientifiche sull’importanza di evitare alcuni cibi dannosi, che possono provocare l’invecchiamento precoce del cervello. Ad essersene occupato in prima persona è stato Neal D. Barnard, docente alla George Washington University of Medicine. Bernard è un esperto statunitense di medicina preventiva che negli anni ha stilato la lista dei cibi dannosi per la mente. Spiega che la dieta migliore per le nostre sinapsi è la scelta vegetariana. Infatti la causa dell’inceppamento della memoria, potrebbe essere causata da un’alimentazione carica di grassi animali, oltre che di metalli pesanti come rame, ferro e zinco.
Entrano dunque subito sott’accusa gli integratori multivitaminici, pregni di queste sostanze metalliche. I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver scoperto che nelle persone affette da Alzheimer si formano dei grovigli, simili a placche, nel tessuto cerebrale. Tali filamenti contengono la proteina beta-amiloide e metalli come ferro, rame e zinco. Dunque i metalli sono preziosi per l’organismo ma se presenti in grosse quantità possono danneggiare i neuroni. Per esempio se assumiamo troppo rame potremo avere problemi di memoria, oltre che una mente meno elastica. La colpa è anche di alcune pentole di ghisa che potrebbero rilasciare troppo ferro nei cibi. Ma è soprattutto la carne la responsabile dell’eccesso di metalli pesanti nel nostro corpo. Secondo Barnard è molto meglio consumare legumi e proteine vegetali; alimenti che contengono ferro e che il corpo assimila soltanto se ne ha bisogno. E poi per avere una giusta quantità di rame e zinco basta introdurre nella dieta frutta secca, cereali integrali, funghi, arachidi, semi di sesamo.
Un altro metallo che si annida nel cervello dei malati di Alzheimer è l’alluminio, introdotto nel corpo attraverso l’acqua che beviamo. Infatti nei processi depurativi le centrali utilizzano proprio questo metallo per eliminare le particelle in sospensione. Ma contengono alluminio anche gli emulsionanti e i conservanti utilizzati dall’industria alimentare. Pesce e crostacei poi, sono miniere di alluminio inutile.
L’atteggiamento migliore, dunque è quello di consumare cibi semplici evitando gli alimenti confezionati, il lievito industriale, il sale in bustine, alcuni sottaceti e, sorprendentemente, anche gli antitraspiranti per il sudore, che a differenza dei normali deodoranti, sono ricchi di alluminio.
Il consiglio per i consumatori è dunque di mangiare come gli abitanti delle “zone blu”. Quelle parti del mondo in cui si vive molto più a lungo della media. Le Blue Zones sono Okinawa, la Sardegna, Loma Linda, l’isola greca Icaria e la penisola Nicoya in Costarica. E nei piatti di queste aree raramente entrano alimenti di origine animale. Vengono privilegiati invece cereali e verdure.