Il calo degli investimenti aggrava la situazione

In queste condizioni la crisi continuerà ad impattare duramente sul mercato del lavoro: a giugno si erano già perse più di 19 mila unità, ma si potrebbe arrivare ad oltre 50.000 a fine anno; se così fosse il tasso di disoccupazione si innalzerebbe oltre la soglia del 15%, contro il 13,8% dello scorso anno, facendoci allontanare ancora di più dalla media italiana che si dovrebbe attestare intorno all’8%. Su questa proiezione incidono non solo le gravi difficoltà delle imprese manifatturiere e di quelle edili, ma anche gli effetti delle politiche pubbliche locali e centrali di contenimento dei costi, che produrranno un progressivo ridimensionamento di settori  quali l’istruzione e la sanità, che nel passato si mantenevano abbastanza stabili.  Tali politiche, inoltre, potrebbero generare una  sensibile caduta relativa del valore aggiunto creato dall’indotto della spesa pubblica, penalizzando ulteriormente il Pil regionale.
In questo quadro è inevitabile ipotizzare che il processo di accumulazione di capitale continui a presentare valori negativi, accentuando la già rilevante flessione degli investimenti manifestatasi lo scorso anno.
Le variabili finanziarie confermano l’incertezza dello scenario economico siciliano, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, a luglio del corrente anno rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente, i prestiti vivi alle imprese sono aumentati dell’ 1,5%, un dato contenuto ma comunque superiore alla media nazionale pari allo 0,8%; analogo discorso vale per le nuove sofferenze aumentate fra il giugno 2008 ed il giugno 2009 di 0,3 punti base, un dato rilevante ma sensibilmente minore rispetto al dato nazionale pari a 0,8 punti base. Va ricordato però che nelle crisi recessive le variabili creditizie delle regioni centrosettentrionali hanno presentato sempre una maggiore reattività all’andamento del ciclo rispetto alle regioni sud insulari, Sicilia compresa.
Le proiezioni per i mesi successivi sembrano segnalare una decelerazione nella dinamica degli impieghi accompagnata da un più deciso aumento delle sofferenze.
In questo quadro il parziale ridimensionamento dei fondi pubblici immessi nel circuito economico regionale o anche il rallentamento dell’azione di programmazione della spesa, con riferimento sia alle risorse europee che a quelle delle amministrazioni centrali e locali,  rappresenta un ulteriore penalizzazione per il tessuto economico regionale, difficilmente sopportabile in una fase di crisi che continuerà molto probabilmente a mordere in modo doloroso almeno fino a tutto il prossimo anno.