Catania – Quei gioielli archeologici da vivere anche la notte

CATANIA – È tra le città in Italia in cui sono presenti più beni archeologici di epoca romana. Eppure si fa fatica non solo a visitarli, ma addirittura a conoscerne l’esistenza. Sembra una condanna quella riservata a Catania che, sebbene ricca di beni archeologici e di siti storico – monumentali, non riesce a sfruttarli a sufficienza. Né come biglietto da visita, per attirare flussi turistici, né tantomeno per fare cassa. La stragrande maggioranza dei siti presenti in città, infatti, sembra non riuscire a registrare numeri che, in altre province, sono in costante aumento, come ad esempio Siracusa, che ha visto crescere visite e incassi, nonostante possieda molto meno della città etnea.

Qui, ad esempio, solo quanto custodito all’interno del Parco archeologico – istituito oltre dieci anni fa ma mai pienamente operativo, potrebbe fare di Catania la città più attraente della costa orientale: anfiteatro, due teatri, terme emerse – come quelle della Rotonda, oggi aperte perché gestite da un’associazione – e sotterranee, come quelle achilleane, situate in pieno centro città, in piazza Duomo, ma gestite dalla Curia, per cui spesso chiuse o non fruibili o solo previa prenotazione. Non solo. Quando aperti e a disposizione dei visitatori, autoctoni o forestieri che siano, sovente seguono orari non proprio adatti ai turisti (spesso, ad esempio, sono chiusi all’orario di pranzo o la domenica) per quanto l’amministrazione guidata da Enzo Bianco abbia stabilito di allungare l’orario di apertura al pubblico di molti siti comunali, proprio per andare incontro alle diverse esigenze di pubblico.In ogni caso,  non sembrano esserci dubbi sul sottoutilizzo di una ricchezza inestimabile che le istituzioni fanno fatica a valorizzare e sfruttare, nonostante ci siano numerosi cittadini che, privatamente, sarebbero disposti a trasformarsi in Mecenati per sostenere cultura e arte, anche concretamente.

Ad esempio supportando le Istituzioni, tutte più o meno in gravi difficoltà finanziarie, per quanto riguarda la comunicazione al pubblico: questa era l’idea, messa sul piatto dalla Fondazione Marilù Tregua, che aveva proposto alla Sovrintendenza ai Beni culturali di occuparsi della piccola manutenzione dell’anfiteatro e che ancora oggi attende una risposta. E sarebbero in tanti a poter supportare il Comune, ad esempio, per quanto riguarda la cartellonistica o le iniziative. Esempi in città non mancano, oltre le terme della rotonda anche il Monastero dei Benedettini oggi è gestito da Officine Culturali. Con profitto.