Ridurre il divario economico rafforzando l’istruzione al Sud

PALERMO – Lo sviluppo economico e sociale dipende oggi sempre più dalla creazione di capitale umano qualificato. Il ruolo dell’istruzione in questo processo è decisivo. Con tale premessa si aprono i lavori di presentazione del Rapporto Res 2014 dal titolo: “L’istruzione difficile – Alle origini del divario nelle competenze fra Nord e Sud”.
L’incontro, che si è tenuto ieri presso i locali del Palazzo Branciforte, a Palermo, è stata una vera e propria occasione per addentrarci in un fenomeno complesso ed in continua trasformazione com’è quello dell’istruzione, dei sistemi scolastici e delle differenziazioni a livello territoriale.
Il Rapporto redatto dalla Fondazione Res (Ricerca economia e società), presieduta da Carlo Trigilia, fornisce una fotografia minuziosa delle cause e dei fattori, distinti tra quelli di contesto e quelli di agenzia, che incidono maggiormente sul divario esistente delle competenze degli studenti del Nord rispetto ai meridionali, ed ai siciliani.
 
In particolare tale divario fa riferimento alla comprensione della lingua italiana e la matematica. Negli anni passati diverse indagini hanno esplorato questo fenomeno facendo uso di strumenti e metodologie diverse, messe a punto sia dall’Ocse di Pisa che dall’Invalsi (Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico), dal quale si deducono dati sconfortanti.
Nell’anno 2013-2014 il 44% delle risposte degli studenti meridionali ai test d’italiano nelle scuole medie è errata. In Sicilia questa percentuale sale al 46% a fronte del 35% registrato al Nord.
Risultati ancor meno soddisfacenti si registrano per le risposte ai test di matematica, in base alle quali la Sicilia si aggiudica il 49%, contro il 48% degli studenti meridionali ed il 39% per gli studenti del Nord Italia. A partire da tali dati, l’indagine portata avanti dalla Fondazione Res, cerca di individuare le principali cause, riscontrando come fattori incisivi sia la concentrazione, in alcune scuole, di studenti con retroterra socio-economico familiare basso.
 
Si tratta delle scuole ghetto, in cui la presenza di questi studenti determina una sorta di effetto moltiplicatore (peer effect) che incide negativamente sull’intero sistema. Il 50% delle scuole siciliane si collocano nel quartile più basso tra le scuole che hanno risultati peggiori, contro il 15% delle scuole settentrionali.
A ciò si aggiunge un secondo fattore, ma questa volta dettato da scelte organizzative delle scuole, in cui si registra la maggiore segregazione delle classi sulla base del retroterra familiare degli studenti, creando le classi ghetto, che aumentano le diseguaglianze interne alla stessa scuola.
Tra i fattori di agenzia, invece, vale la pena soffermarsi sui dirigenti e sugli insegnanti, meridionali e siciliani. I dati rilevano infatti che sia nel Meridione che in Sicilia gli insegnanti hanno un’età anagrafica ed una instabilità nella sede mediamente più elevata dei loro colleghi che operano al Nord. Nelle scuole medie meridionali il 33% degli insegnanti ha almeno 55 anni, a fronte del 25% al Centro-Nord.
A ciò si aggiunge un livello di insoddisfazione piú elevato espresso dagli insegnanti che sono mediamente più assenti rispetto ai loro colleghi del Nord. Le soluzioni che si deducono dal Rapporto presuppongono l’esistenza in Sicilia di realtà scolastiche molto efficaci; esse attestano che è possibile ridurre il divario tra Nord e Sud, ma a partire da una cooperazione tra soggetti interni ed esterni alla scuola (famiglie, associazionismo, governo locale). E proprio su di esse occorrerá lavorare, contrastando le maggiori disuguaglianze tra le scuole e all’interno delle scuole in Sicilia.