Il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Raffaele Cantone, in un convegno a Palermo, ha lanciato una proposta elementare, una terza forma di anticorpi che dovrebbe essere creata all’interno degli enti in modo da contrastare la corruzione compiuta da ogni singolo pubblico dipendente.
Dice Cantone che dovrebbe essere attivata una procedura che consenta a qualunque dipendente pubblico onesto di segnalare all’Anac casi di supposta corruzione, in modo da consentire un ampio monitoraggio che può essere attivato solo dal basso.
Insomma, un sistema analogo a quello dei collaboratori di giustizia, che ha consentito di assestare colpi mortali alle criminalità organizzate.
Per contrastare le stesse sono state costituite moltissime associazioni antiracket. Per contrastare la corruzione dentro gli Enti pubblici occorrerebbe che i sindacati si facessero promotori della costituzione di associazioni anticorruzione. Dirigenti e dipendenti pubblici, che non firmassero il Codice etico delle stesse, dimostrerebbero due cose: essere corrotti o essere menefreghisti.
Dice Cantone che bisognerebbe premiare chi fa le denunce da un canto e, dall’altro, mantenere una rigorosa protezione e riservatezza sui loro nomi. Chi denuncia non è delatore, ma un cittadino che fa il proprio dovere.
Settimo, non rubare. Benigni lo ha illustrato in lungo e in largo. Il rubare non è solo quando un delinquente punta il coltello alla gola di un cittadino per sottrargli il portafoglio, ma anche quando indegni dipendenti pubblici, imprenditori e professionisti, si mettono d’accordo per togliere risorse alla Cosa pubblica, provenienti da gravosissime imposte, che gli onesti pagano tutto l’anno. Proprio in queste settimane ben 44 mld passano dalle tasche dei contribuenti alle onnivore tesorerie di Stato, Regioni e Comuni.
La corruzione si contrasta anche, lo abbiamo scritto più volte, creando Nuclei investigativi interni, formati da dirigenti integerrimi, a caccia di tutte le anomalie che precedono gli atti disonesti.
Occorre creare conflitti di interessi fra chi corrompe o è corrotto e gli onesti. Questi ultimi debbono avere dei vantaggi morali nel denunziare i primi. E questi vantaggi devono consistere in riconoscimenti non materiali, ma pubblici. Insomma, gli onesti vanno indicati come esempio di vera civiltà, perché altri li emulino.