È vero che la Francia e la Spagna hanno sforato tale limite, portandosi al 4,5 per cento, ma è anche vero che il loro debito sovrano è inferiore di circa un terzo di quello italiano, in rapporto al Pil.
Il vero modo per finanziare gli investimenti è quello di tagliare la spesa corrente improduttiva, cioè quella parte che non serve per produrre servizi a cittadini e imprese, bensì a foraggiare maneggioni, parassiti senzamestiere e tanti altri che gravitano nel mondo della cattiva politica.
È qui il secondo grosso errore di Matteo Renzi: non avere tagliato nella legge di Stabilità, appena approvata, le partecipate comunali, riducendole, come aveva proposto Carlo Cottarelli, da ottomila a mille. Sì, qualche partecipata sarà (forse) liquidata, ma la grandissima parte di esse resterà in vita e continuerà a produrre ventisei miliardi di debiti l’anno.
Renzi avrebbe dovuto tagliare cinquanta miliardi di spesa improduttiva e girarli integralmente agli investimenti. Con ciò non avrebbe avuto bisogno di indebitare ulteriormente lo Stato, pur mettendo in moto significativamente lo sviluppo. Peccato che non abbia saputo resistere al diffuso clientelismo.
Nel nostro Paese, si stima che vi sia un’economia sommersa pari a 414 miliardi, diversa dall’evasione, perché frutto anche di uno stato di necessità che permea bassi strati della popolazione. Occorrono meccanismi per farla emergere. Il principale fra questi è la diminuzione della pressione fiscale e l’inserimento del conflitto d’interessi tra le parti, in modo da far comparire i fatturati nascosti.
La Commissione europea, presieduta da Jean Claude Juncker, ha messo in cantiere un teorico piano di investimenti per 315 miliardi, così formulato: la Bei mette 5 mld, la Commissione dovrebbe trovare risorse per altri 16, per un totale di 21 mld. Questi si moltiplicherebbero per 3 mediante prestiti obbligazionari, in modo da arrivare a 63, che con un’ulteriore leva di cinque volte, mediante project financing dei privati, diventerebbero 315. Sembra una barzelletta. Forse lo è. Ma non ne possiamo ridere.
Staremo a vedere se da queste funamboliche previsioni, si metteranno in moto gli investimenti, senza dei quali continueremo a restare con le ruote sgonfie, capaci solo di lamentarci e assistere impotenti al rogo del Paese.