Un presidente della Regione che avesse capacità organizzative, fermezza di carattere, competenze amministrative, conoscenza delle leggi e nessuno scheletro nell’armadio avrebbe la possibilità di spendere quei 20 miliardi creando fra i 160 e i 200 mila posti di lavoro e facendo aumentare il Pil di parecchi punti percentuali.
Ovviamente, per realizzare questo impegnativo programma, oltre alle qualità elencate bisognerebbe avere rigore morale per tagliare le spese clientelari assorbite da parassiti che in tanti anni hanno succhiato il sangue al popolo siciliano.
Il sottosegretario Graziano Delrio e il sottosegretario Davide Faraone hanno messo nell’angolo Crocetta: o fai le riforme o te ne vai a casa. E hanno affidato le chiavi del bilancio al loro uomo di fiducia, il commissario-assessore Alessandro Baccei. A questo punto, Crocetta ha un solo binario davanti a sé: la strada della crescita e l’abbandono della bassa politica clientelare.
Abbiamo ripetuto più volte che egli ha un forte argomento nei confronti di precari, forestali e simili: non possiamo più darvi soldi perché dovremmo darli anche a 400 mila disoccupati. Se così dicesse avrebbe tutta l’opinione pubblica siciliana a favore.
La questione del pubblico impiego in Sicilia è arrivata al redde rationem. La chiave per capire bene di quanti e quali dipendenti e dirigenti ha bisogno ogni Ente è il Piano aziendale, nel quale sono elencati i servizi da produrre e, per conseguenza, il personale occorrente, strettamente occorrente, a produrli.
Fino a quando le Pubbliche amministrazioni siciliane non saranno costrette a redigere il Piano aziendale e ad approvare il bilancio preventivo dell’anno successivo entro la fine dell’anno precedente, non vi potrà essere una corretta conduzione delle amministrazioni degli Enti (Regione, Comuni e altri), con la conseguenza di dissesti annunciati e in qualche caso verificati.
La situazione è grave, ma sembra che Crocetta e i consiglieri-deputati regionali non lo capiscano.
Vero è che la prospettiva più realistica del commissariamento della Regione, il prossimo primo maggio, è sempre più attendibile. Ma è anche vero che se Crocetta ribaltasse il suo modo di agire e desse precedenza a piani di immediata realizzabilità, ma anche di medio periodo, forse potrebbe evitare l’umiliazione di essere mandato a casa da Renzi-Delrio-Faraone.
Forse non ci crede, ma la realtà sarà più forte della sua presunzione.