Gela, un territorio da recuperare. Studio fornisce decalogo a metà

GELA (CL) – Dare un impulso alla raccolta differenziata per creare energia dai rifiuti; creare una cultura ambientalista per offrire un modello ecocompatibile alle istituzioni ed alle giovani generazioni; optare per la bioedilizia (utilizzando legni anziché calcestruzzi) come avviene nell’Envipark di Torino; sfruttare la grande risorsa del sole siciliano per creare energia alternativa pulita creare un’inversione di tendenza nella produzione di energia che a Gela si avvale di processi ormai obsoleti come avviene nello stabilimento petrolchimico, fermo ancora ai metodi di 50 anni fa.
Questi sono alcuni dei suggerimenti emersi dallo studio-ricerca per la creazione del modello informativo sui fattori ambientali promosso dall’Asi di Gela.
Lo studio scientifico è stato presentato venerdì 16 ottobre nel corso di un convegno  sul tema “ L’Area ad alto rischio di crisi ambientale di Gela: criticità e strategie di innovazione per lo sviluppo sostenibile del territorio”.
“Il lavoro – ha detto il presidente dell’Asi, Giuseppe Pisano – è stato finanziato tramite i fondi a disposizione della presidenza della Regione e mira a fornire gli strumenti culturali alle istituzioni per porre le basi finalizzate alla creazione di un modello informativo a supporto dei processi decisionali sui fattori che caratterizzano le scelte che riguardano la gestione dell’ ambiente correlate ad una valutazione economica comparata nella gestione dei rifiuti, delle acque e dell’inquinamento atmosferico nell’area ad alto rischio di crisi ambientale di Gela”.
Lo studio è stato incentrato sulla gestione di fonti di energia alternativa quali i rifiuti, le acque ed i fattori d’inquinamento atmosferico nell’area di Gela. La realizzazione del modello si è resa necessaria per la corretta redazione delle valutazioni  per la selezione e per la presentazione dei progetti da realizzarsi nell’area industriale e nel  comprensorio. La sostenibilità ambientale è, infatti, ormai uno dei maggiori parametri di selezione, valutazione e finanziamento dei progetti (con finanziamenti comunitari ma anche nazionali e regionali) e ciò è ineludibile in un’area compromessa come quella di Gela da dieci anni dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità ad alto rischio di crisi ambientale, dove il parco coke è scoperto ed aperto alle esalazioni.
“L’interesse delle istituzioni pubbliche  – ha detto Rossana Interlandi, direttore generale del Dipartimento Territorio ed ambiente della Regione Sicilia – è dimostrato dalla volontà di fornire agli addetti ai lavori questo strumento fondamentale, in primo luogo per non continuare ad inquinare e per utilizzare i suggerimenti scientifici al fine di limitare i danni già prodotti”.
Il progetto ha come finalità, costruire, tramite un modello di dati, un strumento informativo in grado di orientare le scelte, pubbliche e private, in tema di politiche ambientali e di sviluppo sostenibile attraverso una lettura economico-aziendale delle principali variabili che caratterizzano la gestione dei rifiuti, delle acque e dell’aria, nell’area ad alto rischi ambientale di Gela.
Analizzando in modo specifico le relazioni tra risorse, attività e obiettivi. In particolare le relazioni tra fondi strutturali (Fas, Fesr, Pon, ecc) ed azioni concrete di sviluppo legate ad una attenta analisi territoriale per potere intercettare più facilmente finanziamenti da investire per il risanamento del territorio. 
 

 
Modello in quattro parti per non spiegare la realtà
 
GELA (CL) – Lo studio si sviluppa in quattro parti che partendo da un’analisi del contesto, permettono di approdare ad un sistema informativo ambientale dell’area industriale di Gela. Sistema informativo che farà da supporto per le decisioni strategiche dei policy maker scandagliando gli aspetti normativi e delle politiche di sviluppo; le politiche di risanamento ambientale; la gestione dei fattori energetici e il risanamento.
“Abbiamo condotto l’analisi – spiega la coordinatrice del progetto, Margherita Poselli, ordinario di economia aziendale all’Università di Catania – fornendo gli strumenti metodologici per aiutare gli attori principali che compiono decisioni che incidono sull’ambiente ad evitare danni ulteriori. Inoltre, è fondamentale creare la cultura dell’ambiente nei giovani”. è stato presentato come modello l’Envipark di Torino che attraverso l’uso delle energie alternative ha creato un sistema ecocompatibile con un indotto imponente in termini occupazionali. “Bisogna tenere conto di tre fattori fondamentali – dice Lorenzo Bonardi, dirigente del settore territorio e sviluppo sostenibile dell’Arpqa Lombardia – per sviluppare energie alternative: 1) i rifiuti, i cicli dei prodotti reflui ed agroalimentari. 2) le relazioni in tema di energie; 3) l’intercettazione dei finanziamenti pubblici specifici.