Ma la cronaca non fa capire i fatti

L’informazione ha un ruolo fondamentale per la crescita dei cittadini e per soddisfare il principio sancito dall’articolo 21 della Costituzione,  affinché essi abbiano contezza di quanto accada, non solo delle vicende di tutti i giorni, ma anche dentro i Palazzi che tendono a nascondere i fatti. Informarsi è un modo per potere liberamente capire il comportamento dei responsabili, politici e burocratici.
Affinché la stampa sia libera, sempre ai sensi del citato articolo, va anche sostenuta finanziariamente quando essa è edita da cooperative o fondazioni.
È del tutto evidente che anche nel settore editoriale i grandi gruppi economici possono orientare il mercato ed anche le preferenze politiche in base alle proprie convenienze.
Nel nostro Paese, l’informazione nazionale su carta stampata, è concentrata in gruppi principali: il Corriere della Sera (Fiat), la Repubblica (De Benedetti), il Sole 24 Ore (Confindustria) il Messaggero (Caltagirone); il Giorno, il Resto del Carlino, la Nazione (Riffeser); Avvenire (Vaticano).

Vi sono, poi, gruppi imprenditoriali regionali che hanno quotidiani di diretta gestione (la Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e La Sicilia di Catania), nonché partecipazioni indirette su altri quotidiani (Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud).
Infine, vi è una cinquantina di testate di quotidiani regionali e locali che riproducono la realtà minore o settoriale, indispensabile al bouquet dell’informazione.
Tutte le testate minori non possono competere, singolarmente, con i gruppi maggiori nella raccolta della pubblicità nazionale e locale, date le loro dimensioni. Ecco perché è indispensabile, al fine di consentire la libertà primaria di un popolo, ottenuta attraverso l’informazione, che esse siano supportate con finanziamenti pubblici.
È dissennato il comportamento del Governo che taglia qualche decina di milioni proprio a queste testate che sono i fermenti vivi della Comunità. Fra le testate emerge, come unico giornale regionale economico in Italia, il Quotidiano di Sicilia.
Questo è il panorama. Bisogna stare attenti a non falsarlo.
 

L’informazione è data anche dai mezzi televisivi e da quelli radiofonici, i quali, partendo da Rai e Mediaset, fanno quasi del tutto cronaca, cioè riportano i piccoli e grandi fatti che si verificano tutti i giorni, necessari a far sapere quello che accade.
Solo che la cronaca si dimentica quasi subito. Anche eventi più gravi o luttuosi, che il primo giorno prendono più pagine o più servizi, subito dopo vengono accantonati.
La cronaca è sicuramente necessaria, ma essa andrebbe continuamente effettuata collegando i fatti che si susseguono nel tempo, andando alla ricerca delle cause che li hanno generati, cercando di capire le ragioni dei comportamenti e, soprattutto, verificando attentamente le fonti, da mettere a confronto, evidenziando costantemente dati e date.
Il vero cuore dell’informazione è l’inchiesta. Negli esami per giornalista professionista, da quanto ci riferiscono i nostri redattori che li hanno superati con successo, ci risulta che le domande vertano più su nozioni che sulle tecniche dell’inchiesta.

L’inchiesta è indispensabile per mettere insieme i fatti e rendere un quadro trasparente di quello che accade. La cronaca non fa capire i fatti e, invece, i cittadini hanno bisogno di capirli. Ciò avviene se sono spiegati in tutti i loro aspetti, in modo da formare un quadro unico perché, come dicono i francesi, tout se tient.
Il guaio dell’informazione italiana sono le veline, cioè articoli preconfezionati trasmessi da uffici stampa che fanno doverosamente il loro dovere, cioè trasmettere notizie di parte. Sta a quei giornalisti che devono trasferire tali notizie al pubblico, il compito di elaborarle, valutarne la congruità e la veridicità, evitando di rendere pubbliche informazioni non controllate.
Ogni operatore dell’informazione non deve dimenticare i valori etici che ne sono alla base: la completezza e l’obiettività. Questi due valori sono fondamentali nella necessaria deontologia cui ogni giornalista deve rigoroso rispetto.
In questo filone sono opportuni i corsi di formazione obbligatoria, a condizione che rispettino i canoni per mantenere l’informazione nei binari di concretezza ed utilità.