Catania – Affissioni, evasione oltre il 50%. Intesa Comune-Agenzia Entrate

CATANIA – Il protocollo d’intesa firmato ieri tra Comune di Catania e Agenzia delle Entrate e valido per due anni, si inserisce in un tentativo di normalizzazione degli introiti derivati da tassazione, iniziato già da tempo da parte dell’Agenzia, richiesto a livello centrale e istituzionalizzato dalla legge, e che riguarda nello specifico le imposte erariali ma trascina con sé modalità di controllo e riscossione anche delle imposte propriamente comunali. L’art. 1, comma 1 del DL 203/2005, convertito nella legge 248/2005, ha previsto infatti che “Per potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale, in attuazione dei principi di economicità, efficienza e collaborazione amministrativa, la partecipazione dei Comuni all’accertamento fiscale è incentivata mediante un riconoscimento di una quota pari al 30 per cento delle maggiori somme relative ai tributi statali riscosse a titolo definitivo, a seguito dell’intervento del Comune che abbia contribuito all’accertamento stesso”.
Uno scambio di dati, dunque, che favorirà il lavoro dell’Agenzia delle Entrate, diretta nel capoluogo etneo da Rosario Sciuto, come già realizzato con altri comuni siciliani, tra cui Palermo, Acireale, Taormina, portando ad un cambiamento non solo economico, ma soprattutto culturale. Il tutto attraverso attività di formazione del personale dei Comuni da parte di esperti dell’Agenzia. “L’obiettivo comune tra Agenzia e amministrazioni – spiega direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate, Castrenze Giamportone – è il ripristino, dove non c’è, del principio di legalità. A Catania l’evasione è altissima, ma è anche in media con gli altri comuni dell’Isola: con lo scambio di materiale informativo – continua – si potrà non solo capire la reale entità dell’evasione, ma contrastarla efficacemente”.
Il Comune etneo, malridotto a livello economico, fa dunque di necessità virtù. Le condizioni economiche disastrose, note già da tempo, non potranno certo essere migliorate sostanzialmente dallo stanziamento da parte del Governo dei 140 milioni promessi che, oltre tutto, non si sa nemmeno se e quando arriveranno. Si tenta, allora, di fare cassa nei modi consueti per i più, non solo attraverso il contenimento della spesa e l’efficienza della macchina finanziaria, ma anche attraverso la tassazione, prima di tutto, e poi il recupero dell’evasione che, nella città etnea, in alcuni settori in particolare, tocca livelli altissimi.
 
È il caso delle tasse propriamente comunali, a partire dall’evasissima Tosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico e di quella sulle affissioni pubblicitarie, evase per oltre il 50 per cento, passando per la Tarsu, sia quella domestica che quella economica, fino ad arrivare all’Ici che, sebbene oggi non sia dovuta da tutti (Il Governo Berlusconi l’ha infatti eliminata sulla prima casa), è ancora una tassa evasa per quanto riguarda le seconde e terze residenze e, soprattutto lo è relativamente alle aree edificabili.
Secondo il protocollo firmato ieri, dunque, il Comune di Catania si impegna a segnalare i dati utili alla lotta all’evasione fiscale attraverso segnalazioni via web, ricavando una quota pari al 30 per cento del maggior riscosso a titolo definitivo, procedura utile anche per la riscossione delle tasse comunali.