È anche vero, però, che la nuova legge, con l’inserimento dell’importante contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti senza il malsano reintegro, mette a rischio il lavoro stesso.
È vero anche che il lavoro pubblico non corre alcun rischio, perché di fatto vi è una illicenziabilità, mentre è totalmente coperta da una sorta di irresponsabilità generale la forte inefficienza, improduttiva di risultati.
Ma se il lavoro deve produrre ricchezza, non può produrre il nulla. Ecco perché la burocrazia pubblica dev’essere interamente rivoltata e deve mettere al primo punto dell’attività, proprio la ricchezza.
Il lavoro autonomo, dunque, ha una componente di rischio. I soggetti con partita Iva se si ammalano non vengono pagati da nessuno, se prendono ferie le devono autopagare, se i loro mezzi si guastano li devono riparare mettendo mano al portafoglio. Insomma, non hanno alcuna copertura, né possono approfittare di chicchessia e neanche usufruire di privilegi. Forse qualche piccolo imprenditore o artigiano può evadere qualcosa dalle imposte, ma questo è un altro discorso che rientra nel fenomeno nazionale.
L’evasione fiscale e contributiva crea distorsione al mercato, perché chi è in regola subisce una concorrenza falsata da parte di chi non paga imposte e contributi previdenziali. C’è qualche caso di imprenditore in grave difficoltà, ma più spesso l’evasione fa parte di un progetto criminale di chi vuole abusare dei servizi pubblici, senza pagare il corrispettivo.
La criminalità organizzata, soprattutto nei territori più poveri, si sostituisce allo Stato col dare lavoro e amministrare la giustizia. Ovviamente, a modo proprio. Ricordiamo le proteste di tanti cittadini quando vengono arrestati i criminali o sequestrati i loro beni, che fanno cessare attività lavorative.
Uno Stato attrezzato dovrebbe mettere subito a profitto i beni confiscati alle mafie e trasformare da sequestrati a confiscati tutti gli altri, mettendoli ugualmente a reddito.
Il lavoro autonomo, dunque, comporta rischi; quello dipendente, molti di meno. Entrambi hanno la stessa dignità ed è perciò che devono cessare le chiacchiere distorsive a danno del primo.