I dipendenti regionali percepiscono stipendi e ammennicoli aggiuntivi, superiori a quelli degli statali del 30%. I pensionati regionali, anche quelli che sono andati in pensione giovani o molto giovani, percepiscono un assegno superiore del 30% a quello degli altri colleghi statali e delle altre Regioni. I dipendenti dell’Assemblea regionale percepiscono mediamente il doppio degli stipendi dei loro colleghi delle altre regioni. I consiglieri-deputati regionali percepiscono compensi omnicomprensivi molto superiori a quelli dei loro colleghi delle altre regioni.
E ancora, i dipendenti delle partecipate regionali che perdono come dei colabrodo, sono superpagati, pur senza conseguire risultati. I dipendenti di tutti gli Enti pubblici che sono in Sicilia percepiscono molto di più degli omologhi al di là dello Stretto. I consiglieri e gli assessori comunali hanno indennità, gettoni e annessi da favola e sono in numero superiore a un terzo di quelli dei Comuni d’Italia.
Nella sanità gli sprechi sono all’ordine del giorno. Medicine per 350 milioni oltre la media nazionale, negli ospedali c’è il marasma, nei presidi ospedalieri gestiti dalle Asp i privilegiati e i raccomandati vessano la maggior parte di medici e infermieri che lavorano duramente. Gli amministrativi sono in numero nettamente superiore al fabbisogno e guadagnano di più dei loro colleghi italiani.
Questo è il male oscuro, ma non tanto, che ha colpito la Regione: dirigenti e dipendenti hanno cura solamente di tenere le carte in regola, non di raggiungere i risultati ed evadere con tempestività, quasi in tempo reale, tutte le istanze che provengono dalle imprese, dai cittadini, dai Comuni e dagli altri Enti pubblici che devono continuamente fare i viaggi della speranza a Palermo. Solo così possono sollecitare l’iter dei fascicoli che, diversamente, rimangono inchiodati per tempo immemorabile sui tavoli di corrotti, dipendenti e funzionari.
Corrotti perché aspettano la visita o la telefonata, magari del politicante di vecchio stampo, in modo da accreditarsi di un favore che poi mettono all’incasso alla prima occasione.
Da questo quadro ne deriva che bisogna mandare a casa questo ceto politico e risolvere il contratto con la maggior parte dei dirigenti. Eleggere un nuovo presidente della Regione e settanta consiglieri-deputati che capiscano, una volta per tutte, come la Sicilia abbia urgente bisogno di fare le riforme, possibilmente innestando il turbo.