Bisogna attendere la conversione in legge del Ddl, e prevediamo la pressione dell’Anci e delle Regioni per farne modificare il senso. Allo stato attuale, però, prendiamo atto che l’indirizzo del Governo va verso la cessazione improrogabilmente e senza necessità di deliberazione da parte dell’ente affidante, alla data del 30 dicembre 2011 dei servizi in house (comma 8).
Le società, le loro controllate, controllanti… che gestiscono di fatto, o per disposizione di legge, di atto amministrativo o per contratto, servizi pubblici locali in virtù di affidamento diretto, di una procedura non a evidenza pubblica… nonché i soggetti cui è affidata la gestione delle reti, degli impianti, e delle altre dotazioni patrimoniali degli enti locali… non possono acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti territoriali diversi, né svolgere servizi o attività per altri enti pubblici o privati, né direttamente, né tramite loro controllanti o altre società che siano da essi controllate o partecipate, né partecipando a gare (comma 9).
Della puntuale attuazione del decreto approvato si occuperà il dipartimento per le Politiche regionali, per delegificare, abrogandole, tutte le norme in contrasto.
A distanza di un mese dal decreto legge, non abbiamo sentito reazioni da parte del Governo della Regione in materia, mentre sarebbe stato opportuno che l’indirizzo comunitario, recepito dalla legge 133/08 e dal Ddl prima richiamato, avesse trovato conferma in un provvedimento amministrativo. Il silenzio di fronte a un’innovazione importante e attesa da tempo è sintomatico, anche se comprendiamo benissimo la resistenza dei 390 Comuni e delle nove Province ad attuare senza ulteriori ritardi il processo di liquidazione delle loro partecipate e l’indizione di gare per l’affidamento dei servizi a soggetti competitivi, che praticano il prezzo minore e offrono la migliore qualità dei servizi.
Certo, nel momento in cui si dovranno sciogliere tutte le partecipate pubbliche della Sicilia, i mal di pancia saranno elevati perché calerà il sipario su uno dei più sconci canali di corruzione sociale, secondo il quale i raccomandati trovano lavoro, indipendentemente della proprie competenze, mentre i siciliani comuni ne sono esclusi, in quanto è saltato il canale principale di accesso alla Pa che è quello dei concorsi.
Ma la telenovela non è conclusa. Ne riscriveremo non appena la Regione avrà dato segnali.