Agricoltura in crisi? La soluzione nella filiera del biogas

PALERMO – Il biogas è un tesoro economico ormai evidente. Non si può più parlare di un comparto da scoprire, ma, eventualmente, di un settore dalle potenzialità ancora immense nonostante nell’ultimo quinquennio abbia mobilitato investimenti per 4,5 miliardi di euro, creando 12 mila nuovi addetti stabili. Se ne è discusso nei giorni scorsi in occasione della prima edizione del “Biogas Italy”, l’evento ospitato a Rimini Fiera.
Oggi in Italia ci sono 450 aziende agricole associate, poco meno del 50% dei 1.200 impianti installati in Italia, che assieme producono circa 2 miliardi di metri cubi (Nmc) di gas metano equivalente. Sono questi i numeri della filiera del gas in agricoltura, che determinano un quinto della produzione di gas naturale e un posizionamento sul podio del mondo dopo Germania e Cina. E, soprattutto, cifre che vogliono crescere, visto che secondo il Cib (Consorzio italiano biogas) già entro il 2020 il settore raddoppierà gli occupati stabili fino a toccare quota 25 mila (+13mila) con una crescita della potenza installata che passerà da 900 a 1700 Mwe, includendo anche lo sviluppo del biometano, per 3,2 miliardi di metri cubi di gas metano. Contributi determinanti per il settore della green economy, in termini di riduzione delle emissioni e di nuovi posti di lavoro.
La Sicilia prenderà questo treno? Gli ultimi numeri sono poco incoraggianti (dati Ispra) visto che risultano installati nell’Isola appena 0,2 MW di impianti di biogas, penultimo dato nazionale. In compenso si attende una svolta politica e imprenditoriale per un territorio che ospita la seconda superficie agricola non utilizzata (105 mila ettari) di tutta Italia. Dal potenziale agriforestale (stima su dati Enea), considerando il totale della superficie di cedui e fustaie, la Sicilia potrebbe ricavare 3.900 tonnellate di biomassa, pari a 0,02 tonnellate per ogni ettaro coltivato.
Anche dalle deiezioni animali si potrebbe ottenere un patrimonio. Un rapporto Enea di qualche anno fa, aveva censito in Sicilia 10.737 aziende per 341mila capi. Eppure anche in questo comparto la macchina stenta a mettersi in moto, mentre ci sarebbero a disposizione 2,5 milioni di metri cubi di deiezioni liquide e 324mila solide.