Trivellazioni, c’era una volta il Crocetta-pensiero

PALERMO – Anche Rosario Crocetta si è piegato all’urgenza delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi. Il governatore è stato evidentemente “guidato” dalle decisioni del governo nazionale, previste nello Sblocca Italia e anticipate nel Piano energetico nazionale, e dalla volontà di Assomineraria con cui ha firmato gli accordi dello scorso giugno.
 
Non è una novità assoluta, la virata era giunta già da qualche mese, ma è certamente un deciso cambio di prospettiva rispetto a quanto dichiarato circa due anni fa.
Il concetto è stato ribadito dal governatore domenica scorsa durante un’intervista alla trasmissione Presa diretta. Il punto da rilevare, almeno per il momento, non è legato all’opportunità o meno di avviare attività di ricerca nell’offshore/onshore isolano, bensì alla qualità di un programma politico improvvisato che si continua ad aggiornare giorno dopo giorno imponendo degli stravolgimenti inimmaginabili.
Nel 2013 un’agenzia Reuters, in occasione di un’audizione presso l’Assemblea regionale siciliana in materia di trivellazioni offshore, riportava che Crocetta “contrasterà questi progetti e, ove la Regione fosse bloccata perché le competenze sono appannaggio dello Stato, è disponibile a portare avanti un’azione politica per affermare la necessità di un’intesa vincolante bilaterale tra Stato e Regioni, lavorando al fianco della Commissione Ambiente, delle associazioni e dei cittadini”. A corollario di quelle intenzioni era arrivata anche la firma all’appello di Greenpeace contro le trivellazioni.
A distanza di quasi due anni la situazione è completamente ribaltata. Adesso Crocetta ammette candidamente che “chi ha una ricchezza la usa” e proprio ai microfoni di Presa diretta ribadisce che il documento di Greenpeace si riferisce alla limitazione delle estrazioni in tutto il Canale di Sicilia e andrebbe superato perché non c’è corrispondenza in molti vicini dell’area nordafricana che continuano a estrarre.
Di certo la firma più importante Crocetta l’ha apposta l’estate scorsa, quando ha firmato l’accordo con Assomineraria per agevolare le attività di ricerca in cambio di un sostanzioso piano di investimenti. Un dato di fatto confermato al QdS proprio dall’Enimed, la controllata dell’Eni che opera tutte le attività di ricerca e produzione idrocarburi del cane a sei zampe in Sicilia, che ha confezionato un piano che prevede per l’Isola un investimento da 1,8 miliardi nell’arco 2015-2018 per la messa in produzione di nuovi giacimenti a gas, il mantenimento degli attuali livelli di produzione dei campi ad olio esistenti con interventi di ottimizzazione della produzione e la ricerca di nuovi campi in grado di estendere la vita produttiva degli assets di Enimed per i prossimi due decenni.
Tutto questo a condizione, tra le altre cose, che la Regione riveda le royalties al 10%. Un abbassamento che garantirebbe introiti per 365 milioni di euro nel periodo considerato, contro i 97 milioni di euro in assenza d’investimenti.
La bontà economica dell’investimento non è in discussione – nell’ultimo anno il valore complessivo delle royalties (al 20%) ha sfiorato i 55 milioni di euro, distribuiti tra 18,3 milioni alla Regione e 36,6 ai comuni in cui ricadono le estrazioni (dati dipartimento Energia della Regione) – semmai resta in dubbio la qualità e la coerenza di una classe politica regionale che, a differenza di quella nazionale che ha confermato il piano del governo per il raddoppio della produzione nazionale di idrocarburi entro il 2020 condensandolo nell’articolo 38 “Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali”, resta un fragile fuscello esposto alle tendenze di tutti venti.