E invece Crocetta cosa fa? Minaccia di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la Legge di Stabilità 2015, non avendo le carte in regola per tale ricorso, perché nei suoi oltre due anni di governo non ha tagliato i privilegi di tante categorie che sono state protette dallo scudo dell’Autonomia utilizzato al rovescio: anziché nell’interesse dei siciliani, in quello dei clientes.
Nella sanità siciliana, che è costata 8,5 miliardi nel 2014 (dato bilancio preventivo) vi è una decisione sbagliata: quella di non mettere in piena concorrenza l’apparato pubblico con quello privato. Entrambi hanno pregi e difetti. Vediamoli.
Partiamo dal fatto che tutte le prestazioni vengono fatturate alla Regione in base a una sorta di listino prezzi nazionale che è il cosiddetto Drg (Diagnosis-related groups, Raggruppamenti omogenei di diagnosi). Per cui, un’appendicite o una protesi o un qualunque accertamento costa la stessa cifra alla Regione, sia che venga effettuato dall’apparato pubblico che da quello privato.
Sarebbe perciò interesse dei cittadini potere andare in qualunque struttura, pubblica o privata, e ottenere le prestazioni. La concorrenza selezionerebbe i migliori fra aziende ospedaliere, presidi e cliniche private. In altri termini, la qualità prevarrebbe e con essa il merito.
Liberalizzando la sanità e consentendo ai migliori di prevalere, con l’emarginazione dei peggiori, anche i centri privati dovrebbero ripensare la loro organizzazione perché costretti dalla Regione a coprire l’intera filiera dell’assistenza sanitaria: dal Pronto soccorso alla Rianimazione, dalla Terapia intensiva alla Lungo-degenza. Cosicché sarebbero costretti a consorziarsi per offrire ai cittadini un’assistenza completa, non essendovi più quello stupido e clientelare limite dell’assegnazione del budget annuale.
Casi come quello della neonata Nicole non accadrebbero più, perché la clinica dove si è verificato il grave episodio, se dotata dei segmenti sanitari completi, avrebbe provveduto alle necessità senza bisogno di mandare altrove la neonata.
Ecco una delle riforme che vanno fatte in Sicilia. Ma non crediamo che Crocetta ne abbia la capacità né la volontà, perché gli manca la visione d’insieme del presente e del futuro, mentre si attacca al tram del ricorso alla Corte Costituzionale. Bravo, bis!