Quando Renato Brunetta era ministro della Pubblica amministrazione, fece avviare una sperimentazione con cui era previsto che negli uffici pubblici fossero presenti degli apparati con tre faccette: una rossa lacrimevole, una gialla seria e una verde sorridente. Esse dovevano indicare soddisfazione o insoddisfazione dei cittadini. Ovviamente la sperimentazione non ebbe seguito.
Nella sua riforma della Pa (L. 15/2009) Brunetta prevedeva anche la valutazione obbligatoria di dirigenti e dipendenti con una tripartizione fra i migliori (il 25%), i medi (il 50%) e quelli scadenti (il residuo 25%). Anche di questo non si fece nulla.
La potentissima corporazione dei dipendenti pubblici (3,3 milioni più un milione delle partecipate) impedisce ogni innovazione che porti alla selezione dei meritevoli. Lotta forsennatamente contro il merito, impedisce la selezione naturale fra i più bravi e i nullafacenti.
Questa fotografia è molto triste, perché riporta allo stato dei fatti chi impedisce l’innovazione dell’organizzazione pubblica e con il suo blocco mantiene tutto il Paese in uno stato insufficiente di stallo.
Nella riforma Madia dovrebbe essere inserito il totem cui prima si accennava, perché soltanto se c’è un confronto fra servizi prestati e soddisfazione dei cittadini potrà essere dimostrata la capacità di dirigenti e dipendenti che si guadagnano onorevolmente il loro stipendio. Viceversa, ripetiamo, essi lo rubano letteralmente, anche se ci pagano le tasse.
Il 27 febbraio scorso abbiamo pubblicato l’inchiesta che dimostra come la Legge Fornero non sia stata applicata in Sicilia, per cui dirigenti e dipendenti regionali e dell’Ars continuano a godere di privilegi inauditi, sia in termini di stipendi e diversi accessori che nelle modalità del pensionamento.
In Sicilia, il bilancio regionale è gravato di ben 640 milioni di euro di pensioni l’anno, oltreché di un miliardo di euro per stipendi. Un onere finanziario che non può più essere supportato. Senza dimenticare l’enorme disparità nei confronti di quel milione di poveri che non riesce più a sopravvivere.
Governo regionale e Ars, però, fanno come le scimmiette e silenziano la loro coscienza. Tutto va bene, madama la marchesa!