Bollo per auto storiche ventennali, Sicilia aggrappata alle decisioni Stato-Regione

PALERMO – Appare sempre più incerto il futuro dei veicoli storici con più di 20 anni ma meno di 30, dopo l’abolizione dei benefici fiscali previsti dalla legge 342/2000, cancellati dalla legge di Stabilità. È caos anche in Sicilia, dove il governo regionale ha predisposto un disegno di legge, “Norme in materia di autoveicoli e motoveicoli di particolare interesse storico e collezionistico”, a firma della deputata del Pd Marika Cirone per la reintroduzione di tali sostegni. Al momento, tuttavia, il ddl è fermo in commissione Ambiente e territorio a Palazzo dei Normanni, dove è stato depositato il 17 febbraio, dopo essere stato illustrato in commissione Bilancio.
Occorrebbe un intervento del legislatore nazionale per autorizzare la Regione a legiferare in questa materia. Lo Statuto speciale, paradossalmente, in questo caso ci penalizza. Al contrario di altre regioni a statuto ordinario che già da tempo hanno regionalizzato l’imposta delle auto (come l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte e il Veneto, che hanno ripristinato gli sgravi cancellati dalla legge di Stabilità), in Sicilia non è possibile perché in questo ambito la Regione non ha potestà.
La buona notizia è che nel pacchetto di funzioni che sono state inserite nel programma di attuazione dell’articolo 37 dello Statuto, tra quelle che dovranno transitare alla Sicilia, è stata compresa anche quella relativa alla regionalizzazione del bollo. Se la commissione Stato-Regione, che dovrà riunirsi a breve, condividerà le richieste presentate dalla Sicilia, anche in materia di bollo auto, a quel punto si potrà far ripartire l’iter della legge regionale che dovrà disciplinare il settore, reintroducendo gli sgravi per i veicoli esclusi dal nuovo anno, a seguito comunque di una norma ad hoc dello Stato.
 
Fino ad allora il ddl regionale rimarrà congelato ma, nel frattempo, circa 10 mila autovetture, il patrimonio stimato dall’Automotoclub storico italiano (Asi) nell’Isola, potrebbe andare disperso. I proprietari, pur di evitare spese eccessive, potrebbero disfarsi dei propri gioielli rottamandoli o vendendoli all’estero. Proprio per scongiurare questo pericolo, il 13 gennaio si è tenuta in commissione Bilancio all’Ars un incontro a cui hanno preso parte i rappresentanti delle associazioni del settore, club Asi e di motorismo storico, e il deputato Cirone che ha illustrato il ddl alla presenza del presidente Nino Dina e, tra gli altri, dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei. La norma, ad ogni modo, non è stato discussa proprio per i limiti della Regione in materia di sgravi fiscali. “Durante i lavori in commissione – ha spiegato Dina – si sono evidenziate alcune questioni legate in parte alla copertura dell’intervento, in parte a un problema normativo. La Regione non ha potestà legislativa per adottare provvedimenti in merito a sgravi fiscali, come nel caso della richiesta dei proprietari di veicoli storici ventennali per la riduzione del bollo”.
I pareri legali e tributari da noi raccolti, invece, sostengono che il bollo non va pagato per i seguenti motivi:
1. L’articolo 3 comma 1 dello Statuto del contribuente (Legge 212/2000), stabilisce che le modifiche introdotte ai tributi si applicano a partire dal periodo d’imposta successivo a quello di entrata in vigore delle disposizioni che lo prevedono. Per cui la legge, entrata in vigore il 1° gennaio 2015, avrebbe validità dal 2016.
2. Le leggi tributarie non possono essere retroattive e pertanto la loro validità ha effetto successivo alla pubblicazione sulla Guri.
3. Le auto storiche che hanno superato il ventennio dalla loro immatricolazione, hanno acquisito il diritto a non pagare la tassa di circolazione, mentre quelle che perverranno al ventennio dopo il 1° gennaio 2015 non potranno più usufruire del bollo ridotto.
4. È costante il principio giuridico secondo il quale l’interpretazione di ogni legge dev’essere quella più favorevole al contribuente.
Attendiamo le mail dei diciotto club storici siciliani a sostegno della campagna del QdS contro l’oppressione fiscale dello Stato, soprattutto nei confronti di migliaia di artigiani che lavorano in questo settore.