La baldanza dei due viene così punita, anche perché i 7 miliardi che l’Ue dovrebbe ancora prestare alla Grecia per quattro mesi non partiranno senza i tassativi impegni (che confermano i precedenti) del governo ellenico.
La Bce non fa l’operazione di acquisto dei bond in modo gratuito. Infatti, essi producono interessi, che andranno a confluire nel conto economico della stessa.
Certamente, l’acquisto di tali bond comporterà immissione di liquidità in ciascuno dei 18 membri Uem, a condizione che le banche centrali di ciascun Paese impongano al proprio sistema bancario, scaricato dai bond, di trasferire le risorse fresche all’economia reale e alle famiglie, facilitando la concessione di mutui edilizi, che consentano di mettere in moto quel settore particolarmente penalizzato dalla crisi.
C’è da aggiungere che la Germania ha preteso, e la Bce eseguito, che il rischio per i titoli acquistati sia ripartito in modo squilibrato, cioè 80% a carico della Banca centrale di ciascun Paese e il restante 20% a carico della Bce. Tutto sommato, è giusto che chi riceve questi prestiti ne assuma il rischio per quattro quinti.
Vi è un ultimo elemento positivo: l’aumento dell’occupazione che, soprattutto in questi due anni, è stato vertiginoso, con milioni e milioni di nuovi addetti. Solo in questo scorcio di anno vi sono stati 300 mila nuovi occupati. La disoccupazione negli Stati Uniti è scesa al 5,5% contro il 12,6% dell’Italia.
L’operazione della Bce, tuttavia, non sarà sufficiente a smuovere l’economia del nostro Paese, perché la macchina pubblica è incagliata, inefficiente e la corruzione si è estesa a macchia d’olio.
È del tutto ovvio che se non si completano le riforme istituzionali (Costituzione e Legge elettorale), se non si fa una profonda ed efficace riforma della Pubblica amministrazione con il Ddl Madia, se non si inseriscono i valori di merito e responsabilità, secondo cui i più bravi vanno ai vertici e i peggiori in fondo alla scala, se non accade tutto questo la maggiore liquidità non produrrà che effetti marginali.
Il Quantitative easing è uguale per tutti i 18 membri Uem. Si vedrà quali fra essi sapranno meglio utilizzare questa leva finanziaria con i due misuratori che giudicano senza ambiguità: il Pil e l’occupazione.
Una concorrenza leale in cui vinceranno i più bravi.