Ora, che codesti privilegiati siano ancora mantenuti dal popolo siciliano con livelli di retribuzione sproporzionati ai risultati, che dovrebbero conseguire e non conseguono, andrebbe cassato con un taglio netto.
Ci saremmo aspettati che il presidente della Regione facesse un comunicato, urbi et orbi, con il quale avrebbe dovuto sottolineare come la Regione non può più sostenere questi privilegi, perché non ci sono più soldi, ma, e soprattutto, che non è più possibile accettare questa caterva (orda, corpo di milizie barbariche) che continua ad approfittare dello Statuto autonomistico per percepire danaro a carico di milioni di siciliani in stato di povertà.
Quanto scriviamo è aggravato dal fatto che, nonostante l’enorme numero di dirigenti e dipendenti, la macchina regionale è scassata, inefficiente e blocca per conseguenza ogni possibilità di fermare la decrescita e cominciare la crescita, come sta facendo il resto del Paese.
Il silenzio del presidente della Regione sulla materia è sintomatico. Egli ha paura di dire la verità; egli ha paura di difendere i siciliani bollando le soperchierie dei privilegiati.
Non è così che si risolve il problema di recuperare risorse finanziarie per fare investimenti, per aprire i cantieri delle infrastrutture e delle opere pubbliche, per riparare il territorio dal disastro idrogeologico e, in definitiva, per ricominciare a crescere e creare nuova e vera occupazione, quella che produce ricchezza.
Un presidente della Regione che facesse il suo dovere dovrebbe attivare questo processo virtuoso ed essere pronto ad attirarsi le ire dei privilegiati, i quali indegnamente non intendono rinunziare alla propria posizione dominante, infischiandosene altamente di oltre un milione di siciliani poveri che non riescono a sbarcare il lunario.
è ora di finirla con questi pannicelli caldi. è ora che i panni sporchi vengano lavati in piazza, cioè che l’opinione pubblica siciliana sappia la verità sui privilegiati, in modo che intervenga con forza per costringerli a rinunziare a quanto percepiscono indebitamente.
In Regione e Comuni vi sono almeno ventimila dipendenti in esubero, vanno messi in disponibilità con l’80 per cento dello stipendio netto in base alla legge 183/2011 (art. 16).