Una delle mete più importanti che ognuno di noi deve raggiungere è la libertà: la libertà dai bisogni. Per essere liberi occorrono due cose: ridurre all’osso i bisogni stessi; guadagnare lo stretto necessario per soddisfarli e, possibilmente, per fare un po’ di risparmio. Non necessariamente bisogna lavorare per altri, anzi, è molto meglio lavorare per sé stessi, inventandosi mestieri, assecondando l’innovazione.
Qualcuno potrebbe obiettare: e se tali qualità non sono possedute? La risposta è ovvia: tutti sono dotati di cervello e di volontà, usandoli entrambi si alimenta l’inventiva utilizzando al massimo la propria volontà, la quale deve servire per capire la vita e i suoi contorni e per acquisire i saperi, che consentono di esercitare al meglio la propria attività.
Quando sentiamo dire dal Cip (Comitato insegnanti precari) che il Governo si deve preoccupare prima di loro che della scuola, arrossiamo per la vergogna. Proprio dagli insegnanti arriva un segnale di egoismo, antecedendo agli interessi generali, cioè quelli degli alunni, i propri.
Vivere da persone libere, senza dir grazie a nessuno, avendo pagato tutte le imposte sui propri redditi, è una soddisfazione che tutti possono avere. Nessuno è escluso da questa via. Ci deve mettere, ripetiamo, tutta la propria volontà e tutto l’ingegno che, normalmente, possiede.
Lamentarsi è da mendicanti. Programmare la vita ed il futuro è da persone evolute. Qualunque mestiere ha dignità, purché venga esercitato al meglio e col massimo impegno. Dignità che hanno tutti i dipendenti che lavorano bene, che non fanno i furbi e che sempre hanno la stima di capi azienda o dirigenti.
Queste note non sono un inno al lavoro autonomo, bensì al lavoro tout court, che consente di raggiungere uno stato sociale ed economico. Per cui, il lavoro autonomo e quello dipendente hanno pari dignità, a condizione che vengano svolti in base alle proprie capacità, senza chiedere o ricevere favori. In altre parole, in base al merito, cui deve corrispondere la propria responsabilità.
Ecco i valori che ci debbono accompagnare. Altro che inutili lamenti o reclami di diritti senza aver assolto i propri doveri!