Home-Restaurant: sapori locali e cucina amatoriale low cost

PALERMO – Spazio, talento ai fornelli e forte empatia come fonte di guadagno. Si chiamano home-restaurant e sono l’ultima tendenza made usa per arrotondare dando spazio alla fantasia. E di fantasia ce ne vuole molta per non vedere nero in tempi come questi, dove si è addirittura costretti ad aprire le porte di casa propria per combattere la disoccupazione. Ma il social eating sembra  non essere riconducibile al solo guadagno economico, dietro, infatti, pare esserci di più.
 
Il funzionamento è semplice e prevede due ruoli: da una parte, un cuoco amatoriale che mette a disposizione casa, cibo e arte proponendo data e menù a costo contenuto, dall’altra un potenziale commensale che, navigando su social e portali, sceglie l’evento culinario che gli è più congeniale.
Chi ospita è sicuramente una persona che ama condividere e socializzare, mentre chi va in cerca di questa esperienza può essere il tipico turista low cost o colui che vuole assaporare l’atmosfera propria del posto, portando a casa un’esperienza meno deluxe e più verace. Tante le community che promuovono il social eat: TavoleRomane nella capitale, Home Food a Bologna, New Gusto in Abruzzo e Gnammo, nato tra Torino e Bari nel 2012 e ad oggi uno dei portali più affermati nell’home restaurant. In Sicilia, il social eating si sta espandendo a macchia d’olio e sono molti gli eventi culinari organizzati soprattutto nelle province di Palermo e Catania.
Nell’Isola, infatti, sono parecchie le case posizionate in posti strategici e per un turista risparmiare, senza rinunciare alle bellezze del luogo e al profumo di casa è un’occasione irripetibile e al tempo stesso, per chi mette a disposizione la propria cucina, sono molti i pro e pochi i contro. La casa, infatti, non è un ristorante e non si devono rispettare tutte le norme diversamente obbligatorie per i locali. Trattandosi di un evento privato non è infatti previsto il rispetto di alcun requisito particolare e da un punto di vista economico, se tutto si svolge all’interno delle quattro mura domestiche, non si richiedono grandi spese d’avvio.
È infatti possibile svolgere attività lavorativa occasionale, senza partita Iva, fino ad un massimo lordo di 5.000 euro annui e sul reddito prodotto, non superiore ai 30.000 euro annui, è previsto il regime agevolato dei minimi. Secondo l’articolo 1 comma 100 della Legge Finanziaria 2008 n.244, che regola il lavoro domestico, non c’è  nemmeno la necessità di fare una dichiarazione e non è necessaria nemmeno l’autorizzazione sanitaria, anche se è sempre preferibile munirsi di un attestato di sicurezza alimentare per evitare possibili inconvenienti.
Che dire, in un periodo dove si condivide la qualunque sui social network e dove ci si appella alla privacy solo per ottenere risarcimenti, l’home restaurant è un ottimo modo per sbarcare il lunario, pagare le spese e allargare la propria cerchia d’amicizie.