Dunque, è sufficiente un articolo unico col quale si stabilisca che nessun dirigente di qualunque livello, possa restare in quella posizione per più di tre anni, analogamente a come avviene nelle altre branche pubbliche, indicate all’inizio.
Gli scandali Mòse, quello di Roma Capitale, il terzo dell’Expo e, per ultimo (ma non sarà l’ultimo), dei Grandi Appalti sono conseguenza dell’incredibile situazione tutta italiana secondo la quale potenti dirigenti generali rimangono al loro posto per decine di anni o, tutt’al più, si scambiano le posizioni con colleghi, in modo che l’andazzo non cambi.
I dirigenti non devono diventare punti di riferimento per imprese, consulenti, professionisti, uomini politici o altri che curano gli interessi privati, ma devono essere soggetti indipendenti, che siano al servizio dei cittadini, non a parole.
L’altra causa di corruzione e inefficienza deriva dal fatto che non esistono controlli sistematici e obiettivi di strutture esterne, formate da professionisti anche stranieri che valutino la condotta dei dirigenti. è dai controlli che derivano tassativamente premi o sanzioni.
Fra l’altro, i dirigenti, per la loro stessa natura contrattuale, non dovrebbero essere incardinati a vita, ma avere contratti a termine, rinnovabili.
Va da sé che non si può diventare dirigente pubblico senza avere superato il concorso di cui all’art. 97 della Costituzione. Tuttavia, il concorso è una sorta di patente d’ingresso, ma nulla vieterebbe che la legge stabilisse la regola fondamentale che per la stessa natura di dirigente il suo rapporto di lavoro non possa essere a tempo indeterminato ma a termine, esattamente come accade nel settore privato.
È proprio qui la differenza, tra i due settori, che crea inefficienza in quello pubblico ed efficienza in quello privato.
Il Ddl Madia sulla riforma della Pubblica amministrazione non prevede gli elementi prima indicati, per cui la riforma nasce zoppa e non produttiva degli effetti indispensabili per rimettere in moto l’economia del Paese, vessata dalle Pa che, anziché aiutare ed agevolare, ostacolano le attività di imprese e cittadini.