Invece, secondo la giusta teoria keynesiana, lo Stato dovrebbe fare aumentare fortemente la spesa per investimenti e tagliare in modo altrettanto deciso quella corrente che, di solito, serve a privilegiati e parassiti.
La spesa per investimenti significa costruire infrastrutture, modernizzando la rete ferroviaria e quella viaria, razionalizzando l’attività dei porti, che sono troppi e scollegati fra essi, intervenendo sul territorio per le opere di prevenzione contro terremoti, esondazioni, smottamenti ed altro e, ultimo ma non meno importante, per la costruzione di reti elettriche, gas, idriche e della banda ultralarga.
Senza indirizzare la spesa pubblica alle infrastrutture, il Paese non si modernizza e quella parte più arretrata, che è il Meridione, rimane inchiodata in una condizione di sottosviluppo, visto infatti che l’Ue classifica sette delle otto regioni meridionali come facenti parte dell’Obiettivo uno.
La diagnosi è chiara. I governi che si sono succeduti in questa seconda Repubblica non sono stati capaci di adottare le necessarie cure per risolvere la grave malattia, preoccupandosi degli affari dei propri adepti.
Con la banda larga tutto il traffico si velocizza in modo esponenziale, si ottiene una perfetta risoluzione dell’immagine, si possono sfogliare cataloghi in modo rapido ed istantaneo. La banda larga consente risposte immediate e mette in moto l’economia digitale, perché incentiva la nascita di start up, anche di poche persone che stanno in garage e in ambienti piccoli.
È vero che per attivare la rete in fibre ottiche ci vogliono dodici miliardi, fra Stato e privati, ma è anche vero che proprio su questa spesa per investimenti vanno indirizzate le risorse pubbliche, recuperandole dalla perniciosa spesa corrente che è tutta a perdere, non creando ricchezza e non facendo aumentare Pil e occupazione.
La scelta è lampante: o si alimentano i privilegiati, o si finanziano le infrastrutture (banda larga, ferrovie e porti), perché tutto non si può fare. La scelta fra privilegiati e cittadini normali dev’essere fatta in via definitiva; oppure l’Italia resterà fanalino di coda.