La Sicilia produce un Pil intorno al 5 per cento di quello nazionale, per un ammontare di circa 80 miliardi (2008). Questo dato è rimasto fermo per gli ultimi quarant’anni, come abbiamo pubblicato il 6 giugno 2009. Si tratta di un dato di sintesi estremamente significativo perché indica la stasi, la decrescita o la crescita in relazione alla disfunzione o al funzionamento del sistema collettivo. Un governo, ci riferiamo a quello regionale, dovrebbe mettere al primo punto del suo programma la crescita del Pil come obiettivo di legislatura e, dal raggiungimento o meno di tale obiettivo, ogni elettore capirebbe se quel governo ha funzionato bene o male.
Il Presidente dei siciliani, Raffaele Lombardo, non ha inserito nelle sue dichiarazioni programmatiche, rese all’Ars il 18 giugno 2008, questo obiettivo, ma è sempre in tempo a farlo e noi glielo chiediamo con forza. Se indicherà ai siciliani la percentuale di Pil che intende raggiungere a fine legislatura (2013) rispetto al punto in cui è partito (2008) e l’obiettivo verrà raggiunto, in tutto o in parte, non vi è dubbio che gli sarà facile avere il consenso della maggioranza dei siciliani.
Dobbiamo tutti insieme portare il Pil della Sicilia a 120 miliardi nel 2013, ma questo risultato è irraggiungibile se non si batte il chiodo tutti i giorni, per informare e convincere l’opinione pubblica di questa imprescindibile necessità. A questo servono quotidiani e televisioni regionali,Tgr compresa. Tutti insieme i mezzi di comunicazione devono sostenere questo fondamentale obiettivo.
Nell’ambito del dato relativo alla produzione di ricchezza, vi è un secondo e non meno importante obiettivo che riguarda la sua stessa ripartizione: una parte deve essere destinata alla solidarietà nei confronti di deboli e bisognosi, non certo nei confronti di pelandroni che cercano uno stipendio qualunque indipendentemente dal suo collegamento con un lavoro produttivo.
Anche questo obiettivo deve essere indicato dal presidente Lombardo tagliando senza esitazione, invece, quella pioggia di contributi assistenziali della famigerata tabella H, che compare e scompare a ondate come se al posto dell’assessore alle Finanze ci fosse Mandrake.