#Jesuishandicapé se fossimo tutti disabili

Ricordiamo tutti lo slogan di solidarietà “je suis charlie” dopo i fatti inumani successi a Parigi. Grazie a queste tre parole, tutti ci siamo sentiti vicini a delle persone che avevano subito una violenza inaudita.
Con questo titolo (Je suis handicapé) vorrei sarcasticamente invitare tutti i non disabili, o portatori di handicap che dir si voglia, a evitare di usufruire dei privilegi che, seppur pochi, i portatori di handicap hanno nella vita di tutti i giorni. Mi riferisco in particolare ai posteggi per i disabili che non sono posizionati casualmente vicino gli ingressi dei supermercati o in prossimità di edifici pubblici. Sono li perché in alcune circostanze fare meno strada aiuta decisamente a usufruire della struttura. Quindi non fate finta di non vedere i posteggi. Non ignorate i messaggi di aiuto del prossimo. Non fate finta di non capire i bisogni degli altri.
I nostri handicap lasciateli a noi, abbiamo imparato a conviverci ma lasciateci i posti a noi riservati. Una società migliore, più civile e vivibile, viene costruita persona per persona con gesti apparentemente piccoli, quindi non aspettiamo che siano gli altri a farlo.
Spessissimo uno slogan  unisce nell’entusiasmo tantissime persone. Però a mio avviso una delle problematiche più gravi di questa società moderna è quella della poca perseveranza. Un futuro migliore si crea piano piano, un pezzo alla volta. Se vogliamo una città più pulita non dobbiamo sporcare, se vogliamo una città più onesta non dobbiamo rubare, se vogliamo essere rispettati dobbiamo rispettare. Non aspettiamo che gli altri lo facciano per noi, dobbiamo sentirci parte di questa società che possiamo migliorare. Non è propaganda la mia: è semplicemente un invito a far diventare questo mondo un posto migliore.