Alta velocità in Sicilia, aspettando il futuro

PALERMO – Due appuntamenti significativi che segnano le distanze incolmabili esistenti tra il trasporto ferroviario che muove dalla cintola in su dell’Italia e quello che, invece, resta in Sicilia. La scorsa settimana la stazione centrale di Milano ha salutato il primo viaggio ufficiale Frecciarossa 1000, il treno “più bello del mondo”, nonché il più veloce in Europa (2 ore e 55’, destinate a scendere a 2,20’), mentre per domani è prevista la conferenza stampa di presentazione della nuova offerta Trenitalia Palermo-Catania, in 2 h e 45′.
Non serve certo il Giappone, dove alla fine fine di aprile è stato testato un treno a levitazione magnetica che ha raggiunto i 603 chilometri orari, per immaginare il futuro. Alla Sicilia basterebbe molto meno, anche meno dell’ultimo Frecciarossa 1000, un treno che ha fatto esclamare al ministro Delrio di aver vinto “la sfida dell’alta velocità” e che ora si tratta di “connettere meglio il sud”. Una dichiarazione incomprensibile, o forse comprensibile da Roma in su, visto che la versione light dell’alta velocità tra Catania e Palermo vedrà l’autunno prossimo i cantieri delle attività provvisorie, mentre l’avvio dei cantieri veri e propri avverrà soltanto nel 2016 e permetterà la riduzione dei tempi percorrenza (collegamenti no-stop Catania-Messina in poco più di 45 minuti e Palermo-Catania in circa 1h e 45′). Un’operazione che comunque si concluderà dopo il 2020, anche se non ci sono ancora tempi certi.
Da “connettere meglio”, almeno in Sicilia, non c’è praticamente nulla. Semmai, ci sarebbe da connettere e basta. Se n’è accorto anche Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia, che nel suo blog sull’huffingtonpost.it ha commentato le dichiarazioni del ministro, ribadendo che l’obiettivo non può essere “connetterlo meglio”, ma di “connetterlo tanto quanto”. Il quadro generale è stato realizzato dall’Istat che ha scritto come “le regioni tecnologicamente più avanzate sono Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Liguria ed Emilia-Romagna, dove la quota di linea a binario doppio elettrificato sul totale della rete è superiore al 60%. Emilia-Romagna, Lazio e Campania sono le regioni con la più alta percentuale di binari per l’alta velocità sul totale della rete, rispettivamente pari a 23,8, 13,8 e 10,2%, mentre la media nazionale si attesta al 5,6% per una lunghezza complessiva di 1.350 km”. Le altre regioni coinvolte sono il Piemonte (8,5%), la Lombardia (5%), e la Toscana (1,7%).
Zero, ovviamente, per la Sicilia, che proprio domani ospiterà la conferenza stampa di presentazione della nuova offerta ferroviaria tra Palermo e Catania. Il nuovo quadro era stato anticipato a metà aprile dall’assessore Pizzo che aveva confermato il passaggio da 4 a 14 treni diretti al giorno – le 4 dirette giornaliere, due per ogni direzione, sono state programmate in fase di emergenza in seguito al blocco della A19 – già a partire dal 3 maggio, un impegno del gruppo Fs che di fatto ha bruciato i tempi di un progetto che si sarebbe dovuto concretizzare soltanto il prossimo dicembre.
L’Ance ha stimato di recente la presenza di circa 3 miliardi di euro da spendere sulla rete ferroviaria, tra la velocizzazione della Palermo-Catania-Messina, la Circumetnea, il nodo ferroviario di Catania e il completamento dell’anello ferroviario di Palermo. Si tratta di fondi stanziati nel 2004 per opere dotate di progettazione definitiva e inspiegabilmente non ancora diventate cantieri di lavoro. L’assessore Pizzo, nell’ultimo forum al QdS, ha stabilito che i fondi su cui realmente potrà contare la Sicilia sono “quelli dello Sblocca Italia e quelli derivanti dal recupero degli ex Fas”. La restante parte dovrà essere investita dell’assessorato.