Il settore pubblico è privilegiato, quanto a finanziamento, rispetto a quello privato: sette ottavi delle risorse sono a esso destinate, senza che questa discriminazione abbia alcuna logica di efficienza e di funzionalità.
Peraltro, l’art. 32 della Costituzione prevede la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività… ma non è previsto che le cure debbano essere necessariamente prestate dal servizio pubblico.
Ora, non è detto che il servizio privato sia migliore di quello pubblico. Al cittadino non interessa chi gli presti la cura, ma interessa che essa sia la più efficace possibile e che lo guarisca (possibilmente) dal suo male.
Se l’attività della sanità pubblica è più efficiente, ebbene facciamola esercitare solo da essa. Se quella privata è più efficiente, facciamola esercitare solo da essa. Ma per stabilire in modo inequivocabile quale sia la più efficiente, occorre mettere i due comparti in competizione e affidare agli ammalati, mediante la customer satisfaction, il giudizio su quale sia la migliore.
Ai cittadini e solo ai cittadini spetta il responso definitivo.
Manca la trasparenza sui siti dell’assessorato regionale, delle Aziende ospedaliere e delle Asp, per cui i giornali e i cittadini hanno difficoltà a informarsi sui prezzi d’acquisto di beni e servizi di ogni unità, sui compensi lordi di medici, infermieri e personale amministrativo e sulla quantità di quest’ultimo sul complesso dei dipendenti.
Stare dietro le scrivanie non è attività sanitaria. Secondo regole internazionali, l’attività amministrativa, opportunamente informatizzata, dovrebbe avere solo il 10% dell’intero personale dipendente. Mentre oggi, in alcuni casi, supera il 30%. Che ci stanno a fare tanti dipendenti che non curano i malati? Clientelismo e favoritismo che hanno fortemente danneggiato la sanità siciliana.
Descritto lo scenario, è ora di pensare alle soluzioni: pagare a prezzi virtuosi l’acquisto di beni e servizi, mettere in competizione seria pubblico e privato (sul quale esercitare forti controlli di qualità), inserire nei siti di ogni ente tutte le informazioni che i siciliani hanno il diritto di conoscere. O si cambia, o si va in Africa.